Al Museo del sottosuolo, un gioco tra “Amore e Psiche”

Amore e psiche, ragione e sentimento, da sempre aspetti dicotomici dell’animo umano che hanno ispirato scrittori, musicisti, scultori ma non solo. Ogni giorno ci ritroviamo a dover scegliere chi seguire, se il nostro cuore o la nostra ragione, spesso lasciandoci trascinare dagli eventi circostanti. Una questione di scelte, dunque, anche quella dei due protagonisti di una delle storie d’amore più affascinanti di sempre, ripresa da più mani e di cui la tradizione vede nella versione dello scrittore latino Apuleio la più conosciuta, che andrà in scena al Museo del Sottosuolo di Napoli proprio il giorno di San Valentino per due repliche, alle ore 19:30 e alle 21:30.

Il Museo del sottosuolo, sito in Piazza Cavour, nasce come acquedotto già in epoca greca per poi essere ampliato dai romani, ed infine utilizzato come rifugio antiaereo durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale. Scavato a 25 metri sottoterra, per un’estensione di circa 3000 mq, oggi si presta scenograficamente a spettacoli dal forte impatto suggestivo attraverso le tre sale principali, che vedono protagonisti i personaggi del folklore partenopeo ma anche diversi spettacoli teatrali itineranti e concerti.

In questo clima mistico andrà in scena “Chimera: La favola di Amore e Psiche vista negli occhi di Dino Campana”, dalla mano della regista Livia Bertè in un omaggio al drammaturgo Carmelo Bene, in cui vengono ripresi all’interno della storia di Apuleio, alcuni versi tratti da “Canti Orfici”, opera del poeta Dino Campana, che l’attore lesse e reinterpretò in diverse occasioni.

L’esperienza offerta dal Museo inizia proprio dall’ingresso, entrando in questo piccolo portoncino per poi essere accompagnati gradino per gradino, e scendere nei meandri di tufo illuminati solo da torce e bracieri, dove si possono ancora osservare i ricordi lasciati dai vecchi ospiti, tra firme e dediche d’amore. Il tutto condito da una scenografia minimalista, rappresentata per lo più dal corpo e dai volti degli stessi attori, che si prestano vestiti di bianco alla musica dal vivo di arpa e violino, e guidano gli spettatori quasi come in un gioco a rincorrersi.

Come trascorrere in miglior modo la festa degli innamorati, se non immergendosi in una delle favole d’amore più struggenti della tradizione classica?

Martina Perillo