Vertenza Irisbus, gli operai si rivolgono al conduttore di Ballarò Giovanni Floris

Dagli anni di gloria dell’Avellino calcio al momento drammatico che coinvolge centinaia di operai dell’Irisbus di Flumeri (ex del gruppo Fiat), in provincia di Avellino, chiusa da quasi un anno. Non si arrendono le tute blu e approfittano dell’incontro nell’auditorium comunale di Ariano Irpino per ottenere spazio e visibilità sulle reti nazionali.

In occasione della presentazione di “Quando giocavamo in serie A”, libro del giornalista Rai Andrea Covotta, insieme a Gianni Festa fondatore del Corriere dell’Irpinia, e Walter Taccone presidente dell’Avellino calcio, ad Ariano era presente anche il giornalista e conduttore di Ballarò, Giovanni Floris. Un programma di informazione, politica e approfondimento che rientra appunto nel palinsesto tv della rete pubblica. Un’occasione unica quindi per il comitato Resistenza Operaia per ripercorrere la storia dell’unico stabilimento di produzione di autobus in Italia. Con un’incursione nel bel mezzo della presentazione gli operai hanno chiesto al conduttore di dedicare una puntata alla situazione di disagio in cui versano i lavoratori della provincia irpina.

Floris ha dichiarato di essere «a conoscenza nelle linee generali di questa vertenza, non nel particolare come mi hanno spiegato gli operai che sono intervenuti».«La redazione li ha già chiamati, ora studieremo il caso. Il problema è che una trasmissione come Ballarò, va in onda una volta a settimana e parlando all’intera nazione deve trovare casi che siano anche emblematici – ha sottolineato – io penso che questo lo sia però ho avuto soltanto ora il dossier e naturalmente devo ancora studiarlo».

«Quello che emerge è che è un accordo chiuso, quindi gli unici interessati a riportarlo alla luce sembrano essere i rappresentanti sindacali che sono venuti sul palco. Questo è ancora più grave, se c’è un termometro della gravità, perché se non si muovono loro, essendo un accordo già chiuso, non saranno le altre parti a tirarlo fuori. E questo è ancora più grave e  ci rende ancora più responsabili del problema»,  ha aggiunto il giornalista.

 

 

Questo il testo della lettera degli operai ex Irisbus:  «Caro Floris, siamo gli operai della Fiat Irisbus di Valle Ufita, organizzati nel comitato Resistenza Operaia, non vogliamo disturbare il suo dibattito di oggi, ma vogliamo solo chiederle di raccontare la nostra storia. Tanti ,infatti, ci dicono che la Rai è la rete dello Stato, cioè nostra, ci costringono a pagare il canone raccontandoci la favola della “Rai sei anche tu”, ma poi constatiamo che spesso dei problemi reali che la gente vive si parla poco o niente. Ci si avvita piuttosto in discussioni macchinose, aleatorie, inconsistenti. Solo raramente qualche giornalista coraggioso toglie i riflettori a chi finge di programmare l’Italia in giacca e cravatta e riesce a spostare l’attenzione su chi invece l’Italia la fa in maniera reale. – scrivono i rappresentanti – Ecco perché le chiediamo di ospitarci nella sua trasmissione, per raccontare l’Italia che soffre, ma che continua a resistere. Lei dice di voler raccontare l’Italia della gente, non quella delle favole e noi per questo motivo vogliamo affidarle la nostra vicenda. In breve le anticipiamo che siamo 700 operai e che per noi tutto è iniziato il giorno / luglio 2011, quando abbiamo saputo da un articolo di giornale che Fiat voleva cedere la nostra fabbrica ad un imprenditore che non poteva garantire l’assunzione nemmeno ad un terzo della forza lavoro presente nello stabilimento, un certo Di Risio noto oggi anche per la triste vicenda di Termini Imerese.. Dal 7 luglio 2011 la fabbrica in questione è stata ferma per cinque mesi durante i quali gli operai hanno scioperato in presidio permanente davanti ai cancelli. Da gennaio 2012 Fiat e Marchionne con un accordo –ricatto col sindacato ci hanno messo in cassa integrazione per chiusura dell’attività , senza alcuna certezza per il futuro nostro e delle nostre famiglie. Ma il paradosso è che la nostra è l’unica fabbrica in Italia che produce autobus, cioè un bene pubblico necessario a tutto il Paese. Sappiamo che il parco autobus in Italia è obsoleto e pericoloso, sappiamo che per questo motivo incombe su di noi anche una multa europea, sappiamo che le reggioni e lo Stato per mettersi in regola e garantire dignità e sicurezza nei servizi dovrebbero rinnovare quasi per intero il parco autobus esistente ( si parla di 20000 autobus entro il 2014 e 30000 entro il 2016). Nonostante ciò la Fiat decide di chiudere la nostra fabbrica dalla sera alla mattina nel silenzio assoluto delle televisioni e nell’impotenza volontaria della politica parlamentare e del sindacato nazionale. Abbiamo incontrato tutti gli onorevoli di tutti gli schieramenti, dal Pd al Pdl passando per la Lega e l’Italia dei Valori, abbiamo scritto e fatto presentare emendamenti ed ordini del giorno sul nostro caso, abbiamo semplicemente chiesto alla politica di finanziare il Piano Autobus che serve a tutta l’Italia e apre il mercato necessario per far vivere la nostra fabbrica, ma è passato un anno dalla decisione unilaterale di Fiat ed ancora nessuna luce si vede all’orizzonte anzi le cose continuano a peggiorare. Chiudere questa fabbrica sarebbe veramente da irresponsabili perché vorrebbe dire che quando l’Italia dovrà ordinare gli autobus di cui necessita saremo costretti a prenderli da altre nazioni e paradossalmente potremmo anche prenderli da altri stabilimenti Fiat ma che producono in Francia o in Repubblica Ceca e poi ci parlano di crisi e di spread! Inoltre qui in Irpinia questa fabbrica rappresenta la punta più importante di tutta l’industrializzazione presente. Intorno ad essa infatti è nato un indotto che non avrà più modo di esistere e nella nostra provincia già si contano ottantamila disoccupati su una popolazione di circa quattrocentomila persone, togliere altro lavoro qui significa ridurci veramente alla fame e metterci ancora di più nelle mani della malavita. Questa è in maniera veloce la nostra storia, noi stiamo tentando di cambiarne la fine e le chiediamo di farcela raccontare perché non ne possiamo più di studi televisivi adornati di personaggi finti che fingono di dividersi sul “sesso degli angeli”…la vera Italia è molto lontana da questi Palazzi di sabbia…»