Addio Europa: sfuma al Dall’Ara il sogno Champions.

L’ennesimo amaro risveglio, quello assaporato oggi dai napoletani. Quella strana sensazione di aprire gli occhi e realizzare, per davvero, che si trattava solo di un sogno. Quei festeggiamenti previsti per il 13 Maggio al San Paolo svaniscono nel nulla, mentre ancora una volta le lacrime di rabbia e dispiacere bagnano milioni di volti. Il periodo nero sembrava archiviato, dopo le vittorie  con Novara, Palermo e Lecce. Ancora sulle spalle la delusione e la consapevolezza di aver buttato all’aria tanti punti nel corso di questo strano campionato, poi di nuovo la speranza. Quella lotta con Udinese, Lazio e Inter sembrava quasi vinta, se non fosse per una domenica storta. Quindicimila, i napoletani arrivati al Dall’Ara per riempire il settore ospiti e incitare la squadra, ma il fiato e l’entusiasmo sono serviti a poco. 3-5-2 il modulo schierato da Mazzarri nella sfida pomeridiana contro gli undici di Pioli, con il Pocho ancora in panchina sostituito da Pandev. Dentro Britos, che si unisce al resto dei titolarissimi, per tener stretto quel momentaneo vantaggio sulle altre. Il Bologna scende in campo con qualche pedina mancante, tra cui Ramirez, presunto pretendente del Napoli per la prossima sessione di calciomercato. E’ tutta una gran festa, da una parte e dall’altra. C’è chi saluta il capitano Di Vaio, che per l’ultima volta calpesterà il suolo del Dall’Ara, in attesa di volare in Canada e chi, invece, colora d’azzurro lo stadio.  Il Napoli c’è e si vede. Sono 45 i minuti di assedio totale, che più volte spaventa la squadra di casa. Agliardi è lì tra i pali, pronto a parare l’impossibile e quando non ci arriva lui ci pensa qualche traversa di troppo o la poca precisione di chi invece è solito centrare la porta. Tanto spreco: prima Hamsik, poi Cannavaro, poi Cavani e poi di nuovo la ruota gira senza riservare una buona sorte. E’ un Napoli che fa la partita mentre, dall’altra parte, c’è un Bologna, stile Napoli scorsa stagione, che aspetta di ripartire e punire. La prima buona occasione arriva al 17′ ed è un peccato sprecarla. Dalla fascia un pallone spedito in area di rigore, girato al volo e dritto sui piedi di Diamanti che, con fermezza, centra la porta. Il Bologna passa in vantaggio nel momento migliore del Napoli che, però,  non demorde e per altri ventotto minuti continua ad essere aggressivo ed insidioso.  Nulla da fare, quella porta sembra stregata e Tagliavento fischia la fine del primo tempo. Sugli altri campi vincono sia Lazio che Udinese, quest’ultima finita di fronte ad un Genoa in soli nove uomini. Ora bisognerà rimanere concentrati e riprovarci fino alla fine, nella speranza che prima o poi quella palla buchi le mani di Agliardi. I primi minuti della ripresa sembrano una fotocopia del tempo precedente, con un Napoli motivato e ben schierato in campo. Ancora una volta è assedio totale, Mazzarri prova a dare un scossa, inserendo Lavezzi al posto di Maggio. E’ un Napoli super offensivo che non smette di cerederci. Poi la beffa prende il sopravvento. Rubin, nuovo entrato al posto di Acquafresca, porta il Bologna al raddoppio. La sensazione è quella di aver preso un colpo pesante, uno di quelli che fa un gran male e la conferma arriva subito. Il Napoli si spegne e con lui le speranze finora rimaste accese. Non aiutano i risultati di Udinese-Genoa e Atalanta-Lazio: l’Udinese ha raddoppiato e la Lazio è ancora in vantaggio. Ancora un giro d’orologio e si avvicina lo scadere. Anche i nuovi entrati non aiutano e il nervosismo giunge al capolinea da entrambe le parti. Tanti ammoniti, tra cui Cavani ed Aronica che, già diffidati, finiranno qui la loro stagione, poi il rosso per Morleo e Dzemaili che alimentano scintille. Quattro i minuti di recupero e poi si potrà mettere fine a questa sofferenza. Tagliavento non aspetta un secondo in più e fischia la fine del match. Questo Napoli è l’emblema di un’intera stagione di campionato: sprecone e poco pungente nelle occasioni fondamentali, difesa poco attenta e lucidità che va via, insieme alla voglia, con lo scorrere del tempo. Una sconfitta che fa male, forse la più pensate di un’intera stagione. Questa volta le lacrime sono più amare di quelle versate allo Stamford Bridge, questa volta, e per l’ennesima volta, si è stati padroni del proprio destino. “Chi è causa del suo mal pianga se stesso”, recitava un antico proverbio e ora, più che mai, bisognerà assumersi le responsabilità e accettare il fatto che spesso la fortuna non basti. C’è poco tempo per piangersi addosso e, mentre il sogno Champions sfuma così davanti agli occhi di tutti, c’è una Coppa Italia da conquistare e lo stadio di Pechino che ci aspetta per la Super Coppa Italiana. Domenica l’ultima pagina di questo triste capitolo, che solo in un raro caso porterebbe ad un lieto fine: sconfitta dell’Udinese a Catania e una mancata vittoria della Lazio; nel caso contrario ci sarà da mandare giù un boccone che rimarrà a lungo indigesto, ma che si speri dia la giusta scossa per crescere e concludere la stagione nel migliore dei modi, in attesa del nuovo campionato.