Il fastidioso dualismo del Napoli

Nel corso di questa stagione, abbiamo assistito sempre più ad un Napoli dai due volti. Tale dualismo, però, emerge anche nelle singole partite. Fin troppo spesso, infatti, gli azzurri escono dagli spogliatoi con un carattere diverso rispetto alla prima frazione di gara. A volte ci si esalta nei primi 45 minuti, altre solo nel secondo tempo.

È stato così con la Juventus due settimane fa, con gli azzurri che concedono tanto spazio e gestione del gioco ai bianconeri nel primo tempo. Nel secondo, invece, è predominio partenopeo. Discorso simile, ma a tempi invertiti, ieri contro l’Inter: nella prima parte di gara gli uomini di Gattuso aggrediscono e intimoriscono i nerazzurri. Nei secondi quarantacinque minuti (e dopo la rete del vantaggio), il Napoli attende dietro la linea del centrocampo e l’Inter detta i tempi della partita, creando diverse occasioni da gol.

Gattuso prepara la partita così come fece all’andata, cambiando però qualche interprete: a dicembre c’era Bakayoko ad affiancare Demme, con Fabian in panchina; Mertens sostituiva l’infortunato Osimhen ed Ospina era il titolare. E invece è proprio Fabian Ruiz ad esaltarsi nella prima parte di gara. Lo spagnolo agisce da playmaker, filtra per i compagni e cerca un gol dalla distanza.

Altra particolarità vista solo contro l’Inter in questo campionato, è la posizione di Rui ed Insigne. Spesso il capitano, nella fase d’impostazione, arretrava, permettendo al compagno di fascia di avanzare in attacco. Così facendo, Lorenzo Insigne aveva più visione e campo davanti a sé. Peccato, però, che dall’altra parte della fascia mancavano gli inserimenti di Lozano.

Gli amanti del calcio avranno, infine, apprezzato la sfida tra titani, tra Koulibaly e Lukaku. Tra fisicità, velocità e classe, i due sono tra i più desiderati d’Europa. L’ammonizione al 38esimo non intimorisce la prestazione del senegalese.

Giovedì ci sarà la prima di 7 finali. Il Napoli dovrà dimostrare carattere e non nascondere la coda tra le gambe, rischiando di buttare via 45 minuti di gara. La Lazio è una mina vagante, ed un risultato positivo può valere il doppio dei punti. La corsa Champions continua, anche se echeggia fastidiosamente il pensiero di quella che sarà la nuova Superlega Europea. La domanda sorge spontanea: riusciremo mai ad abituarci ad un calcio sempre meno nostro?

Salvatore Esposito