La pastiera batte la colomba: è come una partita del Napoli ma il goal ha il sapore del grano

Durante lo scorso lockdown di marzo e aprile 2020 e anche oggi con la zona rossa campana, nel periodo delle festività pasquali, la pastiera napoletana fa fare incassi da record. La pastiera batte la colomba pasquale 8 a 2 e sembra di assistere ad una partita del Napoli dove i goal sono golosi e al sapore di grano e pasta frolla.

 

Cifre da record per le vendite di pastiere che hanno intasato siti e-commerce gastronomici, di pasticcerie e grandi cucine stellate, la pastiera è diventata un must e anche in tempo di pandemia non si rinuncia ad essa, sia comprata sia in versione homemade. D’altro canto, i napoletani, si sa, sanno fare tutto e amano improvvisare, sia con la pizza sia con la pastiera.

 

Ma cos’è la pastiera di grano? L’origine, come per tutte le cose famose e buone, non è proprio sicura, si dice risalga alla Napoli greca di 25 secoli fa con un numero che l’accompagna da sempre, il 7. Sette infatti sono le strisce di pasta frolla, 4 verticali e 3 orizzontali che fanno da grata sull’impasto cremoso e profumato che vola nel cielo e si diffonde nel mondo e nella bella Napoli di questi giorni.

 

La pastiera con le sue origini partenopee e il suo delizioso sapore ha fatto innamorare il mondo. Molti pasticcieri stanno spedendo il dolce negli USA e in Brasile, nonostante lo sciopero dei corrieri riescono a coprire le spedizioni anche all’interno della penisola, da Sud a Nord. Insomma, la pastiera piace proprio a tutti!

 

Pare che la parola “pastiera napoletana” sia la ricerca più effettuata su Google in questi giorni assieme a “casatiello” e “piatti tipici pasquali”. In più, già a partire dal giovedì santo, si inizia nelle case ad accumulare gli ingredienti e a dare inizio alla creazione profumata e bellissima. Pasta frolla, ripieno, farina, burro, latte, uova, grano, buccia di arancia, ricotta, vaniglia, canditi, zucchero a velo e cannella e tanta voglia di fare. Nelle case dei napoletani e nelle più grandi pasticcerie di Napoli, queste sono ore di grande fermento culinario.

 

Teresa Beracci