Napoli in festa: the King is back. “Azzurri non mollate”, la carica di Diego tra speranze e sorrisi.

Strade chiuse, traffico in tilt, tifosi ovunque e forze dell’ordine a dismisura: non è la fine del Mondo, ma a Napoli ci si è avvicinati parecchio questa mattina. Dopo essersi mischiata con l’azzurro di Mergellina, la folla ha invaso la città, nella speranza di poterlo vedere almeno passare. Corso Umberto, sala Maseniello è lì che è diretto D10S. Si è fatto attendere a lungo, ma ora che è tornato nella sua amata Napoli lancia messaggi d’affetto davanti agli occhi attenti di migliaia di giornalisti. Abito e occhiali scuri, ruba la scena e sorride ad ogni scatto. Piccolo ma sempre convinto, padrone di questa terra che non l’ha mai dimenticato. Un abbraccio caloroso, così da’ il benvenuto a chi l’ha accolto tra gli appluasi: “Buongiorno a tutti. Grazie per il rispetto nei miei confronti. Quello di oggi però, non quello di ieri, quando ho avuto anche qualche telecamera in testa. E’ bello respirare di nuovo l’aria di Napoli. E’ tanto tempo che volevo farlo, ma c’è qualcuno che non mi lasciava farlo, e non capisco. Tutti quanti in questa vicenda, da Coppola a Ferlaino e ai Gallo, hanno firmato il mio contratto. Io mi dedicavo solo ad andare in campo la domenica. Bisogna dire la verità: io andavo in campo per far felici i napoelatini. Mi sono giocato la vita in ogni partita. Dico alla giustizia italiana: non dovete avercela con me. Non sono stato una vittima, perchè all’epoca guadagnavo tanto. Ma non posso pagare colpe non mie. Ferlaino, Coppola e Gallo lo sanno. Sono stufo di essere inseguito dal Fisco, non ho ucciso nessuno“. Prima di esser bombardato di domande, continua emozionato: “Quaranta milioni di euro! Come si fa?? Io non lavoro più ora. Ferlaino invece…altro che quaranta milioni di euro. Ringrazio la gente. Sono felice di aver fatto sorridere tutti con le mie giocate, con i gol a Tacconi. Anche a Giuliani, che ora sta in cielo e al quale segnai un gran gol quando era a Verona. Dicono che la giustizia non esiste, io voglio credere che con me possa esistere. Ho voglia di tornare spesso in Italia, venire a vedere il Napoli con mio nipote Benjamin facendogli sapere quello che io ho fatto per questa città e questa maglia. Se devono trovare un colpevole, lo devono cercare con chi firmava i contratti nel Napoli. Ringrazio i napoletani, che mi dimostrano ancora oggi che l’affetto nei miei confronti non è mai cambiato. Napoli ha memoria. La memoria che forse qualcuno vuole cancellare, mettendo in mezzo delle cose che non esistono”.

UN PIZZICO DI MALINCONIA – “Sono venuto a chiarire il mio problema, non sono venuto a mangiare a casa di De Laurentiis o del sindaco. Da De Laurentiis non ho mai ricevuto un invito a vedere una partita del Napoli. Il sindaco ha tanti problemi da risolvere piuttosto che parlare con Maradona. Cosa mi ricordo dell’84? Che per me Napoli era un mondo nuovo. Al Barcellona il presidente Nunes voleva comprare la mia vita, ma non si può. Si può comprare un giocatore, non la sua vita. Ho dato un sorriso ai napoletani in tutte le partite. Sono tanti i ricordi belli, potremmo parlare per cinque ore come ho fatto con Beppe Bruscolotti ieri. Vedere il San Paolo pieno come ai miei tempi, non l’ho visto mai più. Quella era una squadra di uomini veri. Ho visto Napoli cambiata, ma quando sei perseguitato da tanto tempo viene un pò di paura. E’ difficile convivere con il pensiero che la Finanza possa venire ogni giorno a casa mia, per questo devo risolvere prima la situazione con il Fisco. Il ricordo più bello che ho? E’ il San Paolo pieno. Ferlaino diceva che erano 80 mila, ma era un bugiardo, a volte erano più di cento mila“.

CARICA SCUDETTOCampionato finito? “Non credo che a dodici giornate dalla fine si possa dire che qualuno abbia già vinto lo scudetto. Perchè glielo dobbiamo regalare? No. Il Napoli deve stare lì alla caccia della Juve, non crediate che sia più forte del Napoli. Solo che la Juve è abituata a vincere. Arriva una volta in area e fa due gol. Il Napoli ieri l’abbiamo visto. Non deve mollare per nessun motivo al mondo. I bianconeri fuori casa soffrono: chiedo ai giocatori di non aver paura di vincere. Vorrei che il Napoli venerdì vincesse per far sentire il fiato sul collo ai bianconeri. Innervosirebbe la Juventus”. Un messaggio che mette i brividi a chi siede in sala, nella speranza che sia da stimolo per la rosa partenopea in vista del big-match. “Avrò tempo per parlare con il presidente del Napoli. Non penso alla panchina del Napoli, significherebbe mancare di rispetto a Mazzarri. Io ho sempre rispettato i codici del calcio. Non credo che De Laurentiis mi possa offrire un incarico, perchè la panchina che io vorrei è occupata ora. Saluto Mazzarri e dico che sta facendo un grandissimo lavoro a Napoli“, così risponde a chi gli chiede di un suo possibile futuro azzurro. Poi però si lascia tentare: “La panchina del Napoli è occupata, ma so che Inter e Roma vogliono Mazzarri. Quando Mazzarri andrà via..”, alza la mano sorridendo, come a candidarsi.

VIETATI I PARAGONI – Non si tira indietro dal fare complimenti. I primi ad essere elogiati sono i gioiellini dell’attacco azzurro: “Mi sarebbe piaciuto giocare dietro Cavani per mettergli palle gol come facevo con Careca. Hamsik è un giocatore fantastico, che deve chiudere tutte le giocate che fa in gol. Se fa questo lo chiede il Barcellona il prossimo anno. Vedo un Napoli ben messo in campo, forse oggi deve essere più attento, più costante, più aggressivo. Lasciate tranquillo Cavani. Non fate paragoni con me. Cavani deve pensare alla Juve e a far gol alla Juve. Mia madre quando era in vita mi diceva: perchè ti paragonano con Pelè? Tu sei più forte, Pelè giocava contro calciatori che non si muovevano in campo”. Anche Messi va tenuto lontano dai paragoni, Diego non ha eguali: “L’abbiamo visto l’altro giorno contro il Milan. Quelli che dicono di sapere di calcio affermavano che il Barcellona avrebbe fatto cinque gol al Milan, e invece i rossoneri hanno vinto senza rubare nulla. Hanno bloccato Xavi e Iniesta, fermato Messi. Leo per me è un grandissimo, però io credo di essere sempre il migliore, come diceva mia madre”.

Solo belle parole per la città che non l’ha mai dimenticato. Diego avrà sempre Napoli nel cuore, nella speranza di poterci tornare spesso e da uomo libero. Ringrazia i giornalisti, che a fatica avranno trattenuto le lacrime dall’emozione, e firma migliaia di  autografi. Poi torna ad incantare chi per anni l’ha acclamato. Con un semplice pallone di cuoio che tiene fermo sulla fronte..Come lui solo sa fare!