Maradona: il dio del calcio amava tentare la fortuna

 

Diego Armando Maradona non è stato solo un calciatore, è stato un mito in vita e lo è, ancor di più, da quando non c’è più. Diego, argentino di nascita ma napoletano d’adozione, è stato il più grande in campo e il più libero fuori, attraverso esternazioni, ribellioni e tanta energia. Il 10 più famoso della storia è stato, anche, un grande appassionato di carte, amante del casinò di cui era frequentatore. Certo, i tempi sono cambiati, ora sono i casinò con bonus di benvenuto online a farla da padrone. E, proprio per questa ragione, e con la grande crescita del comparto digitale, perchè non dare un’occhiata al sito di comparazione per eccellenza per trovare i migliori bonus dei casinò online? Tanto è cambiato, il calcio ancor di più e anche il gambling in cui i migliori bonus casinò sono diventati strategici per tanti operatori.

Ma Diego, che ha creato cambiamenti e non li ha mai subiti, è stato interprete di una vita bellissima, a volte scellerata, a volte (vista la sua passione per il poker) un vero bluff. Il Napoli, fresco vincitore di scudetto, lo venera come calciatore ma Napoli città lo ama come un santo, uno di quelli un po’ perduti negli sbagli ma, non per questo, meno apprezzabili come esseri umani. Essere umano come tutti nella vita privata ma vero e proprio mattatore in campo, con colpi ineguagliati, tanto cuore e tanta classe.

Maradona: genio e sregolatezza

La morte di Maradona, con 8 persone indagate in Argentina, è stato uno shock violento per il popolo napoletano che mai, in trentacinque anni, aveva dimenticato il proprio condottiero, l’uomo venuto da lontano per riscattare anni difficili per il calcio azzurro e per la città. Diego, il re del Golfo, l’uomo amico di tutti, il viziato, il coccolato, l’uomo nudo davanti alle sue debolezze. Ma anche il campione, il vincitore della Coppa del Mondo, l’atleta che ha fatto vincere al Napoli due scudetti e che ha portato, in Campania, un’indimenticabile Coppa Uefa.

Diego, il bluff del poker, ha nascosto per anni le sue dipendenze, ha cercato di raccontare se stesso nel miglior mondo possibile e ha dimostrato la sua fallacia. La sua fuga, alla fine di un Napoli – Bari nel marzo 1991, dopo la positività alla cocaina, è l’ultimo atto di anni bellissimi e tormentati, con un tira e molla lunghissimo con la dirigenza che si era accorta dei problemi di Diego.

El Diéz, l’uomo che ha segnato i gol più belli del mondo (come quello nella partita contro l’Inghilterra nel mondiale di Messico ‘86 seminando l’intera squadra avversaria), amava la vita più di tutto, più delle regole della vita stessa. E la sua passione per questa adrenalina costante lo ha portato a morire, a sessant’anni, nella sua casa di Buenos Aires dopo un brutto intervento al cervello. L’amore, però, del suo popolo d’adozione continua e rilancia, come nei casinò, grazie a un terzo scudetto voluto e vinto mesi fa e grazie alla mano protettrice di Diego come dicono i tifosi, i veri fedeli al credo del “napoletano” di Lanùs, a 12 chilometri dalla capitale argentina. I ragazzi di Spalletti, ora rimpiazzato da Rudi Garcia, hanno compiuto un’impresa storica, con 16 punti di vantaggio sulla seconda classificata e con sole 4 sconfitte in un intero campionato.