Ragù napoletano: perché si chiama così?

 

Il ragù napoletano è per eccellenza il piatto più gradito dai partenopei, soprattutto per il pranzo della domenica.

Lasciato “pappuliare” per ore, è il condimento perfetto per gnocchi e fettuccine fatte in casa o per delle candele spezzate, così come si cucinava una volta.

L’aria inizia a rinfrescarsi e la voglia di preparare il “Raù” torna impellente…

La casa si riempie di un odore dolciastro che infonde calore e tranquillità e ricorda le domeniche felici a casa della nonna quando si stava tutti insieme e il ragù napoletano era proprio “la ciliegina sulla torta”.

Pare che la parola ragù sia di origine francese. L’etimologia della parola discende infatti da ragout che indica, proprio, la lenta modalità di cottura della carne nella passata di pomodoro.

La leggenda narra che questo piatto sia nato nel 1300 quando i Bianchi della Giustizia, una compagnia di uomini che aveva il compito di confortare le famiglie dei condannati a morte, non riuscirono nel loro intento, con un uomo scortese e amareggiato che rinunciò al grido di “Pace e Misericordia”.

Un giorno, la moglie preparò dei maccheroni che la provvidenza coprì di sugo di pomodori, in ricordo del sangue e quest’uomo riuscì a riappacificarsi con i Bianchi della Giustizia.

 

Ricetta del ragù 

Facciamo un soffritto di sedano, carote e cipolle. Aggiungiamo il macinato e lasciamo sfumare con vino rosso.

Aggiungiamo la passata di pomodoro e lasciamo cuocere per 3-4 ore, almeno. Cuociamo e poi condiamo la pasta con abbondante basilico.

Per un gusto più deciso e saporito, nel ragù è possibile aggiungere costine, spezzatino e braciolette.