‘’Mare Fuori’’, male dentro. “Vorrei portarti al mare, anzi, portarti il mare”.

Mercoledì 23 Settembre, su Rai 2, in prima serata, sono andate in onda le prime due puntate della nuova fiction ‘’Mare Fuori’’, prodotta da Rai Fiction e Pico media, entrambe hanno registrato un 8% di share, pari a un milione e ottocentomila spettatori. La serie incrementa l’orgoglio Partenopeo, girata interamente a Napoli: da Nisida, alla Sanità, passando per Corso Umberto, fino ad arrivare alla Marina della città, dove si è deciso di riprodurre un carcere minorile, location principale della storia. Perché se pur vero che in quasi tutte le inquadrature del regista ‘’Carmine Elia’’ (Don Matteo, La Dama Velata, La Strada Dritta) in qualche modo si intravede quasi sempre la figura maestosa del Vesuvio, la trama si articola intorno alle esperienze e alle scelte di vita di due modelli adolescenziali. Da una parte chi è nato ‘’con la camicia’’ e non bada alle conseguenze delle proprie azioni, dall’altra invece, chi in un contesto familiare difficile si ritrova senza potere decisionale. I volti scelti per rappresentare questi due lati della stessa moneta, sono da un lato Nicolas Maupas alias ‘’Filippo’’, pianista milanese di buona famiglia, dall’altro Giacomo Giorgio e Massimiliano Caiazzo, rispettivamente ‘’Ciro’’ e ‘’Carmine’’, napoletani provenienti da clan camorristici, ma con obiettivi di vita totalmente antitetici. Dal primo frame, la serie dona quel senso di libertà soffocata, il libero arbitrio è ad uno schiocco di dita, ma costantemente irraggiungibile, lo sa bene ‘’Ciro’’ che passa molto tempo a contemplare il mare dalla finestra della sua cella. Un carcere sul mare, proprio come quello costruito sull’isolotto di Nisida, basta rifletterci un attimo, che ecco vedrete nascere un grande ossimoro. Da una parte il carcere, sinonimo di: proibizione, reclusione, asservimento; Dall’altra invece, il ‘’mare’’ il concetto di libertà espresso nella sua forma più assoluta, senza limiti e confini. Nella fiction questa dicotomia è fulcro della trama, ‘’Elia’’ attraverso l’uso della profondità di campo, del lungo corridoio che ospita le celle dei detenuti, farà intendere più volte la volontà di creare profondo disagio nello spettatore che non sa se immedesimarsi nei nostri protagonisti o tenerne le distanze. Sicuramente lo scopriremo meglio nelle prossime puntate, insieme agli altri protagonisti di questa intensa storia.

 

Giuseppe Mugnano