La sacralità del numero 7

Oggi è un giorno triste: la sfida contro la Lazio è stata l’ultima partita in Serie A di José María Callejón. Lo spagnolo è sceso in campo con la fascia di capitano sul braccio, cedutagli in suo onore da Lorenzo Insigne. La bella vittoria contro i biancocelesti lascia, in ogni caso, un po’ di amaro in bocca, poiché sarà dura non poter più puntare l’occhio sul filo del fuorigioco e veder correre Calleti.

Peccato per la mancata standing ovation: Callejón meritava 55mila applausi.

Da sempre il numero 10 è lo status symbol del fantasista, del calciatore che si contraddistingue per la sua tecnica e per il suo talento: l’atleta che indossa quella maglia è, solitamente, il più amato della squadra. Tra i migliori ricordiamo Pelè, Ronaldinho e Platini, ma anche gli italiani Totti, Del Piero e Baggio. È, senza ombra di dubbio, un numero sacro. E chi può saperlo meglio dei napoletani che hanno visto indossare quel numero il più grande talento della storia del calcio: Diego Armando Maradona. In suo onore, infatti, nel 2000 il Napoli decise che mai più nessun calciatore avrebbe indossato la sua 10.

Oggi, nella città partenopea, il numero che più si avvicina alla sacralità è il 7. Indossata prima da Ezequiel Lavezzi e poi da Edinson Cavani, il cimelio è stato ben custodito da José Callejón che, nell’11 luglio 2013, passa a titolo definitivo al Napoli per circa 10 milioni di euro. Nel ruolo di seconda punta o esterno destro d’attacco, è un calciatore molto abile negli inserimenti, capace di andare spesso in gol e fornire pregevoli assist ai compagni. Definito dai tifosi come eroe silenzioso, Callejón è un giocatore imprescindibile e conta 347 presenze con la maglia azzurra, firmando 82 reti e 78 assist. Nel quinquiennio che va dal 2013 al 2018, lo spagnolo ha saltato solo due match di campionato su 190. Dopo l’addio di Hamsik a gennaio 2019, Calleti è stato il vice-capitano della squadra azzurra.

Sarà difficile sostituire lo spagnolo, incubo delle difese italiane. I suoi “tagli” dietro gli ultimi uomini, hanno contribuito all’esplosione della filosofia calcistica del Sarrismo. Sarà difficile trovare un calciatore operaio, instancabile, che nel momento del bisogno è pronto a diventare terzino. Sarà difficile sostituire quel numero 7 che, col suo fare silenzioso, ha urlato amore al popolo napoletano.

Salvatore Esposito