Pazienza e sacrificio: Il Napoli alza al cielo il trofeo

Contro la Juventus non è mai una partita come le altre. Se poi parliamo di una finale, allora la vittoria ha un altro sapore.

Si è conclusa per 4 a 2 la sfida tra Napoli e Juventus in Coppa Italia, vinta dagli azzurri ai calci di rigore.
Una grande prestazione degli uomini di Gattuso, figlia di pazienza e sacrificio. Nei primi 20 minuti è stata la Juventus a fare la partita, senza però mai risultare pericolosa. Il Napoli si chiude dietro la propria metà di centrocampo e attende. Poi la svolta: il secondo tempo è dominio azzurro. Insigne e compagni osano e rischiano di passare in vantaggio più volte. Demme prima, Milik poi. Insigne colpisce il palo da punizione e, successivamente, impensierisce Buffon che respinge in calcio d’angolo. Sul finale, dopo un colpo di testa di Maksimovic, la palla carambola in area piccola ed Elmas tira, colpendo prima il portiere bianconero e poi il legno.

Sembrava una partita sfortunata, destinata, e invece il Napoli vince la gara sul dischetto: 4 centri su 4. Dybala e Danilo tradiscono il popolo juventino. È dominio Napoli e in numeri parlano chiaro: 8 tiri nello specchio, contro i soli 3 della “Vecchia Signora”.

Koulibaly ha annullato il tridente bianconero, Maksimovic sembra rinato, Di Lorenzo e Mario Rui giocano una partita di grande sacrifico. Alex Meret mette in crisi l’allenatore, dato che avere a disposizione due portieri di spessore diventa un vero “problema”. Demme e Ruiz si scambiano spesso di posizione e alternano il ruolo da regista, confondendo le marcature premeditate da Sarri. Il Gruppo è finalmente unito e Gattuso, senza alcun dubbio, è il condottiero della squadra.

Napoli vive di calcio, lo sappiamo, e ogni vittoria ha il sapore del riscatto sociale. In piazza si festeggia e i tifosi raggiungono la stazione di Afragola per cantare con i propri beniamini. Mister Gattuso, arrivato a Napoli, incontra i supporters azzurri e chiede loro di cantare “un giorno all’improvviso”. Una notte che mai dimenticherà, dato che alza al cielo il suo primo trofeo da allenatore. Una festa da ricordare, perché come lui stesso sottolinea “un Dio del calcio ti premia sempre se fai le cose per bene”, sperando che l’entusiasmo del popolo napoletano possa alleviare il suo dolore per la scomparsa della sorella.

Salvatore Esposito