Un Napoli rigenerato: ecco di chi sono i meriti

Giocare al San Paolo vuol dire sfidare 11 calciatori più migliaia di tifosi: finalmente lo stadio torna a ruggire. Dalla gara contro la Lazio i supporters azzurri hanno deciso di tornare, di prendere per mano i calciatori e guidarli verso la vittoria. Così è stato: due partite due vittorie. Un caso? Forse in un’altra città.

Ieri è ritornato il Napoli. Dalle lacrime del piccolo tifoso alla gioia di tutti. Gli azzurri si impongono sulla Juventus, e la squadra vince e convince. I bianconeri possono poco nella bolgia di Fuorigrotta.

La squadra sembra rigenerata. I calciatori danno il massimo e i risultati si vedono. A chi vanno i meriti?

L’11 dicembre, nella prima intervista da allenatore del Napoli, Gennaro Gattuso  disse che per vedere il suo Napoli bisognava aspettare almeno 40 allenamenti. Detto, fatto. Si passa dal 4-4-2 al 4-3-3. Vittoria fortunosa col Sassuolo, poi benino con l’Inter. Più che bene con la Lazio ed il crollo contro i viola. Il mister si assume le responsabilità e striglia i ragazzi: “La squadra di Gattuso può anche perdere, ma deve sputare veleno”.

Qualche giorno dopo l’ottima prestazione con la Lazio e la vittoria contro la capolista. Il nuovo mister ha trasmesso grinta e umiltà ai ragazzi. Cancellato quel modulo che vedeva adattati (e disadattati) 4 centrocampisti su 4: si torna ad una linea a tre, con Zielinski, Fabian e Allan mezz’ali.

Capolavoro di Giuntoli. Il DS strappa Diego Demme al campionato tedesco: capitano e leader del Lipsia primo in classifica, sopra Bayern Monaco, Borussia Dortmund e M’Gladbach. Finalmente gli azzurri hanno un metronomo al centro del campo. Il nuovo numero 4 del San Paolo è ciò che mancava al Napoli da ormai un anno: uno smista palloni che fa rifiatare i compagni di reparto. Riceve e passa, in meno di due tocchi.

Il capitano. L’allenatore riparte da Lorenzo Insigne che trasmette in campo la grinta di Gattuso. Applaude i compagni se il passaggio è impreciso, fa da terzino quando la squadra è costretta a difendere, incita e chiede aiuto al San Paolo, ma soprattutto segna e corre sotto la curva battendo forte la mano sul petto.

In campionato il Napoli non vinceva in casa contro la Juventus dalla stagione 2015/2016. È forte il rammarico, perché una squadra così poteva e doveva lottare per classificarsi ai primi posti. È giunta l’ora di ripartire col 12esimo uomo in campo. Quando il San Paolo ruggisce, le zebre s’inchinano.

Salvatore Esposito