IL PALLONE È QUADRATO!

Sfatiamo subito un vecchio falso mito: il pallone non è rotondo. Il fatto che rimbalzi e rotoli fa presupporre questo, certo. Che la storia calcistica abbia visto risultati assolutamente imprevedibili, che hanno fatto la fortuna di chi ad esempio aveva scommesso sulla sconfitta dell’Italia contro la Corea di Byron Moreno, sulla vittoria del Lecce in casa della Roma di Eriksson lanciata verso lo scudetto, oppure sul risultato che rese celebre un intervento di Sandro Ciotti che, con la sua voce marmittosa, interruppe un collega per segnalare un avvenimento che provocò uno svenimento di Lino Banfi: “Scusa Ameri, clamoroso al Cibali…”, fa pensare questo.
Il calcio non è scienza, nessun teorema è dimostrabile, e ogni tesi è sia corretta che sbagliata e nessuno potrà mai fornire la controprova smentendo santoni o incompetenti, che possono anche coincidere. Quindi anche la nostra tesi può essere sia giusta che sbagliata, condivisibile o meno. E quello che, a nostro modesto avviso, è emerso dalla partita con il Chievo e nel resto del campionato del Napoli, è che il pallone è quadrato! E se anche il calcio non ha nulla di scientifico, ha comunque alla base la logica. Quasi ogni cosa nel calcio ha una logica. Che sia una logica lecita o illecita, una logica c’è sempre.
Da ogni dove si continua a ripetere che il Napoli perde punti con le piccole. E si ripete che il motivo è perché le provinciali quando affrontano il Napoli si chiudono in difesa. Ma quello è solo l’alibi, non la causa. Voi avete mai visto una provinciale che affronta Milan, Juve o Barcellona con tre punte? No? E nemmeno io. Che il Siena, il Novara o il Bologna affrontino il Napoli o un’altra grande con una difesa a otto è ampiamente prevedibile. Quindi se non si vince, il motivo è che non si sono adottati gli accorgimenti necessari per scardinare la difesa avversaria. Se si perde con il Chievo a Verona perché si schierano otto riserve, se si perde una partita in cui si schiera Santana mediano e viene espulso per due falli ingenui, se si prendono goal da ex centravanti dell’INPS, da terzini tecnicamente pari a trichechi e ornitorinchi, da mediani con lavastoviglie al posto dei piedi e da lungodegenti dimessi dall’ospedale Incurabili, che ne avevano accertato la dipartita calcistica, c’è un perché. La logica non è sempre la stessa in tutte queste circostanze, ma c’è sempre una logica.
La difesa a tre non è che di per se è il problema principale del Napoli, ma lo diventa se i tre hanno tutti superato i trent’anni e due su tre sono in evidente calo fisico. Lo diventa se il centrocampista più forte, o quantomeno il più pagato, viene da cinque grandi campionati a Udine dove giocava con due mediani ai fianchi che correvano per lui, e qua invece deve cantare e portare la croce. Lo diventa se dei due esterni di centrocampo, deputati in tale struttura di gioco a coprire ciascuno l’intera fascia di pertinenza, uno ha le gomme a terra e l’altro è schierato fuori ruolo.
Ne vogliamo parlare del povero Zuniga? Stanotte il povero colombiano è stato fermato dalla Polstrada mentre percorreva la corsia sinistra della tangenziale, dribblando le macchine che provenivano dal senso opposto. Il poveretto non ci capisce più niente. Da mesi è in cura da Buttiglione, che cerca di fargli capire che destra e sinistra sono la stessa cosa. E proprio quando se ne stava quasi convincendo, sbagliando i cross allo stesso modo da destra e da sinistra, ecco che Mazzarri lo schiera per due spezzoni di partita da trequartista.
Ora, ne siamo certi, vedremo Zuniga allenarsi sullo spartitraffico della tangenziale, e poco per volta si abituerà pure a questo. Ma la domanda nasce spontanea: non sarebbe più logico concedere qualche minuto più di sette a Pandev e qualcuno più di tre a Vargas quando serve un alternativa ai tre attaccanti?
Il Chievo, alla luce delle ultime sconfitte, era visto come uno spauracchio, ma al di là della maledizione di Moscardelli, ciò che più ha spaventato lunedì sera, quantomeno i tifosi che hanno seguito la partita in tv, sono stati i primi piani di Di Carlo, che al confronto zio Fester sembra Yul Brinner!
Scalare Maggio nella difesa a quattro potrebbe essere una soluzione, visto che vi gioca ottimamente anche in nazionale, e che in difesa sta rendendo più che in fase offensiva. Ma con il Chievo i tre schierati hanno dimostrato che quando giocano uomini in condizione ogni modulo può essere quello giusto. E giuro che avevo pronosticato il goal di Britos (il mio amico Gino Rivieccio mi è testimone). Uno come l’uruguaiano o Fernandez possono essere utili sui calci da fermo, sia in fase difensiva che in fase d’attacco. Tra i tre titolarissimi non ne abbiamo uno forte di testa. E penso, ma potrei sbagliarmi, che nella difesa a tre di lenti ce ne può essere al massimo uno. Di Carlo, infatti, ha dichiarato che il Chievo ha sofferto l’assenza di Cannavaro e Campagnaro.
Caro Mazzarri, la faccia mia sotto ai piedi tuoi, ma ti prego: mettiamo ciascuno al proprio posto, compresi i santini! Il campionato non è chiuso, è appena cominciato. L’Inter sembra tornata quella dei bei tempi di Roy Hodgson e Centofanti, l’Udinese ha perso Isla per tutto il campionato e Di Natale per un mese, e le romane – con tutto il rispetto per Edy Reja e Luis Miguel, non hanno mai fatto paura.
Per concludere, un plauso all’arbitro, anche se Aronica meritava forse un cartellino arancione. E speriamo che dopo Gava, a Firenze ci mandino Cirino Pomicino!

Gianni Puca