The Lobster – La società del conformismo

In un futuro non troppo lontano dal nostro presente, essere single oltre una certa età è assolutamente vietato. Si è quindi costretti a recarsi presso un grande hotel dove si hanno 45 giorni di tempo per trovare l’anima gemella. Tutti coloro che dunque sono arrivati alla soglia dell’età massima consentita, sono obbligati a cercare in un mese e mezzo una persona con cui abbiano qualcosa in comune (anche priva di valore) e decidere di condividere con questa il resto della propria vita. La pena per chi non riesce a trovare un compagno o una compagna in questo arco di tempo è la trasformazione in un animale a propria scelta. Il protagonista (Colin Farrell) incapace di trovare l’anima gemella, fuggito all’esterno dell’albergo, si ritrova un fitto bosco all’interno del quale si rifuggiano tutti i ribelli scampati alle grottesche regole dell’albergo che qui possono vivere serenamente da single. Anche qui però ci sono delle regole ben precise: è severamente vietato innamorarsi. Ed è proprio qui invece che il nostro protagonista troverà l’amore. The Lobster, il nuovo film del regista greco Yorgo Lanthimos, è un racconto stralunato descritto con uno stile asettico e distaccato. Catalogabile all’interno del genere fantascientifico, ha il pregio di non usare artifici o effetti speciali, ma di essere distopico e fantastico in sé stesso rendendo possibile in tal modo un’accresciuta sospensione dell’incredulità. I personaggi, le cui parole ed emozioni sono castrate da una società che impone regole e forme, sono completamente distaccati dal reale ed aderiscono pedissequamente alle grottesche predisposizioni che vengono loro imposte. Ma cosa accade se si va contro corrente? Quali sono le conseguenze dal valicare i limiti che la società con tanta forza impone? Queste sembrano le domande che muovono il racconto di Lathimos che muove in un leitmotiv a lui caro. Già nel precedente Dogtooth, ad esempio, assistiamo all’imposizione di una famiglia che cresce i propri figli lontano dal mondo, creando una campana di vetro intorno a loro. La differenza in quest’ ultima pellicola sta nell’utilizzo di un cast internazionale che, se da un lato da un senso di maggiore familiarità, dall’altro accentua lo straniamento nell’assistere a ciò che non si aspetta in una parata di elementi paradossali che caratterizzano questa società della violenza psicologica.

Andrea Ruberto