Il nuovo che avanza, la statua dell’Expo e i simboli di una Napoli che non c’è più

E’ partita da poco ma ha già lasciato “segni” indelebili la tappa partenopea dell’evento itinerante di Expo 2015 che, dal 17 novembre, ha regalato ai partenopei oltre alla “tavolata planetaria” e  una serie d’iniziative a sfondo gastronomico, anche un monumento. Per alcuni è un dono, per altri una semplice bruttura, mentre per i piu’ cinici è una statua mostruosa, denominata “Il popolo del cibo” dell’artista Dante Ferretti”.

Lei, la tanto discussa statua,è nata per pubblicizzare l’EXPO Milano 2015 e da qualche tempo troneggia, incurante delle glorie del grande Armando Diaz, alle spalle dei miseri resti dello storico “pennone” che incorniciava la statua del gran “Duca della Vittoria”, tranciato senza troppi complimenti in occasione delle Ragate 2012. Questa statua, chiaro esempio di come quest’ amministrazione intende trattare Napoli, gettando nel dimenticatoio la gloriosa storia partenopea solo per far posto a qualche nuovo, risicato evento, di fatto tende a cancellare impronte storiche profonde, radicate in un tessuto sociale fiero che ama il passato della sua città e lo ricorda con onore.

E’ chiaro che non si vuol criticare l’evento, l’organizzazione o la gestione dello stesso, ma oggettivamente non si può non notare la differenza abissale delle due vicine statue che, proprio al cuore e nell’oroglio, colpisce ogni partenopeo amante del buon gusto. Si, perchè la statua stona e parecchio alla Rotonda Diaz e soprattutto  fa male alla città, alla sua immagine e alla sua economia. La storia della città è importante perchè  ricorda a noi,  figli di chi ha lottato, liberato e vinto, che non possiamo e dobbiamo dimenticare i volti dei padri, le loro lotte, insegnamenti e valori. Non possiamo svendere tutto questo in cambio di qualche evento o passerella di troppo, non possiamo dimenticare le nostre radici e  la nostra immagine nel mondo che dipende, in gran parte, da una storia gloriosa che va rispettata, prima di tutto, da noi stessi.

Fotogallery: Edvige Nastri