Orfani Veleni di Enzo Moscato in un adattamento di Davide Cristiano, vincitore della prima edizione del Premio Enzo Moscato. Il premio rientra nella rassegna WE LOVE ENZO, dedicata a Moscato: Lo spettacolo è in scena al ridotto del Mercadante dal 16 al 21 dicembre

A conclusione della prima edizione del Premio Enzo Moscato (a sostegno della produzione teatrale di compagnie e artistɜ Under 35 per progetti di messinscena di opere di Enzo Moscato), vince il progetto su Orfani Veleni. Lo spettacolo va in scena dal 16 al 21 dicembre al ridotto del Mercadante, con un nuovo adattamento del testo di Moscato firmato da Davide Cristiano, anche regista. Sul palco un affiatato cast composto da Claudio Bellisario, Francesco Ferrante, Cristoforo Iorio, Nello Provenzano e Giuliana Zannelli, interpreti chiamati a dare corpo e voce a un’opera sospesa tra poesia, rito e memoria.

Le scenografie di Sara Palmieri dialogano con i costumi di Dario Biancullo, mentre le luci di Sebastiano Cautiero e il progetto sonoro e musicale di Gianluigi Montagnaro definiscono un ambiente visionario, in cui si inseriscono le coreografie di Luna Cenere. L’organizzazione è affidata a Claudio Affinito, la direzione di scena a Giuseppina Ruggiero, mentre la grafica è realizzata da Sofia de Capoa. Le foto di scena sono firmate da Pino Miraglia, i video da Pietro Di Francesco; Alessandra Avitabile è assistente scenografa, e le scene sono state realizzate da NEO Scenografie e Attrezzeria, con il supporto dell’ex Asilo Filangieri.

La produzione è del Teatro di Napoli – Teatro Nazionale e di Casa del Contemporaneo.

Lo spettacolo immagina che l’uomo che dorme in strada non sia semplicemente un emarginato, ma l’ultimo baluardo di una comunità in estinzione. È un vecchio attore relegato ai margini dello sguardo collettivo, rimasto solo ad abitare una piazza diventata simbolo di una società in disfacimento. A soccorrerlo arriva una figura angelica, un Pulcinella serafico, mentre tre ragazzi gli si avventano contro come avvoltoi: rappresentano gli stereotipi che hanno svuotato la cultura popolare, riducendola a immagine oleografica fino quasi ad annientarla.

Su tutto aleggia, fuori dal tempo, la voce lucida del poeta. In questo contesto il testo di Moscato, Orfani Veleni, viene immerso in una dimensione poetica e metafisica: un’indagine sulla sopravvivenza e sulla resistenza di una comunità, ma anche un tentativo di rinascita. Moscato stesso definiva questo processo come un rituale magico, un esorcismo, un necessario grido di vita contro la devastazione materiale e sentimentale della città — una città che, per l’autore, racchiude in sé l’intero universo.

Note di regia

Enzo Moscato definisce Orfani Veleni un «esercizio di de-mascherazione». La maschera è «metafora di morte», poiché cela in ciascuno di noi «l’abisso» della solitudine e dissimula in un’intera comunità, qui «la contea di N.», «l’inarrestabile devastazione di cose e sentimenti». D’altra parte, però, se la maschera occulta lo squarcio, è anche l’unica possibilità che abbiamo per vivere: qualsiasi vitalità origina e si alimenta dal contatto con la morte, così come l’esuberanza di Napoli e dei suoi abitanti è indissolubile dalle sue contraddizioni – «ciò che è profondo ama la maschera». L’opera è un esempio di «tradinvenzione», nuova forma letteraria così battezzata da Moscato, dove brani di sua creazione si intrecciano a riscritture di Petito, Basile, Rilke, Hugo, Rimbaud, Shakespeare, e a forme demotiche e proverbiali. L’assenza di una struttura drammatica nel testo ha innescato la necessità di ricostruire uno scenario entro cui precipitare l’indagine poetica e metafisica dell’autore per darle corpo: Orfani Veleni è il sogno-incubo di un senzatetto, annoso attore di teatro di strada, ultimo rimasto ad abitare la piazza, il luogo di una collettività in disfacimento. La sua casa è un’installazione promozionale che riporta didascalicamente il nome della città e, per metonimia, la rappresenta. Solo una figura angelica, un Pulcinella serafico, può intervenire in suo soccorso quando tre ragazzi si abbattono su di lui come avvoltoi: sono l’incarnazione di quegli stereotipi che hanno declassato la cultura popolare ad oleografica fino ad annichilirla. Su tutti, in chiave epica, aleggia dal megafono della filodiffusione urbana la voce del poeta. L’uso delle registrazioni di Enzo Moscato, che «gioca» i brani più lirici dell’opera, consacra l’autore a poeta voce della città, a cui ci si accosta per rinnovare nel suo solco poetico e politico il nostro senso di comunità e scongiurare una rovina collettiva che, fin dalla prefazione del testo, l’autore ci «chiama energicamente ad affrontare» e a «tramutare in urlo fortissimo di vita». Un urlo di resistenza che coincide per il nostro senzatetto con la fine dell’incubo: forse anche noi, sull’orlo di una catastrofe, possiamo riscoprirci dei sonnambuli avvolti in un delirio da cui è ancora possibile tornare alla luce.

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                   Davide Cristiano

Premio Enzo Moscato per artisti e compagnie under 35

La nascita dello spettacolo si inserisce nel percorso avviato dalla prima edizione del Premio Enzo Moscato, promosso dalla Compagnia Teatrale Enzo Moscato insieme a Casa del Contemporaneo e al Teatro di Napoli – Teatro Nazionale. Il premio è dedicato alla produzione teatrale di artistə e compagnie under 35 che scelgono di confrontarsi con l’opera del grande drammaturgo napoletano.

L’universo teatrale di Moscato, ricco di stratificazioni, contaminazioni linguistiche e una profonda umanità marginale, attraversa oltre quarant’anni di teatro senza mai tradire la forza di una parola radicale e inconfondibile. Nel solco di ciò che l’autore stesso amava, il tradimento creativo e l’incontro con le nuove generazioni, il premio mira a sostenere progettualità in grado di rileggere, reinventare e rilanciare il suo patrimonio artistico, valorizzando nuove voci e nuove forme espressive sul territorio regionale e nazionale.

Ufficio Stampa Teatro Mercadante 

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