10 Maggio 1987: “La storia ha voluto una data”. Così Napoli ricorda il primo tricolore.

10 Maggio, l’ennesima data da annoverare tra quelle del calendario napoletano. Non una qualsiasi, forse la più memorabile. Sono 25 gli anni passati da quella famosa e calda domenica di primavera. Un pomeriggio che solo a ricordarlo ancora mette i brividi. Un anno di sacrifici e piccole soddisfazioni che via via permettevano ai partenopei di scalare la classifica. Tante vittorie, tante magie e uno stadio sempre pieno, pronto ad applaudire quel maestro ancora oggi considerato “re” del calcio, Diego Armando Maradona.  Bruno Giordano, Salvatore Bagni, Claudio Garrella, Alessandro Renica, sono loro gli altri protagonisti di quella straordinaria annata. A portare in delirio il pubblico quel pomeriggio, con esattezza alle 17:47, ci pensò Andrea Carnevale, mentre al timone della squadra Ottavio Bianchi godeva con la città dei successi dei suoi ragazzi. “La storia ha voluto una data”, questa l’affermazione storica dei tifosi, che ancora oggi sperano di vivere emozioni indescrivibili come quella di venticinque anni fa. Questo nuovo Napoli ha fatto e sta facendo, da qualche anno a questa parte, passi da gigante.  “Fu una giornata memorabile, riuscimmo a regalare una gioia immensa a tutta la città. Vorrei tanto che il Napoli tornasse, prima o poi, a vincere uno scudetto. Non sarà facile, ma questo Napoli ha fatto grandi cose nell’ultimo periodo sia in campo nazionale che internazionale. In comune mi sembra ci sia il desiderio di ribaltare le gerarchie del calcio italiano. Del resto, proprio come ai nostri tempi, le grandi del Nord sono ancora molto forti”, così  Beppe Bruscolotti, commenta il successo di quell’anno e l’attuale Napoli di De Laurentiis. Stasera, proprio in onore del venticinquesimo anniversario, l’ex capitano azzurro ha deciso di festeggiare nel suo locale “”10 maggio 1987″”, con ospiti speciali i protagonisti di quella storica stagione, Carannante, Caffarelli, Di Fusco, Muro e chi li ha accompagnati a raggiungere quell’ambito traguardo, Carmando e Nino D’angelo, massaggiatore e autore di quella canzone che ogni domenica accendeva il San Paolo: ” Ragazzo della Curva B”.  Anche il protagonista indiscusso di quella domenica, attuale dirigente dell’ Udinese, ha ricordato quel suo gol che valse lo scudetto e l’attuale situazione del club partenopeo: ” Resta il più importante della mia carriera. Lo segnai con la maglia numero 7, quella che oggi indossa Cavani. Lui è il simbolo di questo Napoli che può tornare presto a vincere lo scudetto”. E mentre la squadra volava sulle ali dell’entusiasmo, c’era un presidente, di nome Ferlaino, che viveva la stagione in un clima di tensione e preoccupazione.   “La squadra sentiva di potercela fare, spronata da un grande Maradona che infondeva sicurezza a tutti. Io, invece, avevo paura di non vincere perchè in passato avevamo dovuto ingoiare molti bocconi amari”, afferma oggi, con gli occhi lucidi e la voce tremolante, vittima dell’emozione.  Nel 1991 quell’ argentino che faceva tremare le curve, dopo importanti traguardi, lasciò Napoli e l’Italia. Oggi, a distanza di anni, la storia sembra quasi ripetersi. Quell’ argentino di nome Ezequiel Lavezzi, per tutti il ” Pocho”, protagonista della nuova era azzurra, non smette di far parlare di sè e di un futuro che lo vedrebbe approdare in maglia nerazzurra, lontano dal Napoli e da Napoli, città che dal 2007 ad oggi, non ha masi smesso di amarlo. Forse anche stavolta Napoli sarà costretta a salutare il suo uomo di fiducia, l’argentino con la faccia e l’anima da scugnizzo, ma non sarà di certo questo a spegnere le speranze di chi, anche ad occhi aperti, continua a sognare l’arrivo di un nuovo tricolore o di traguardi che arricchirebbero la bacheca dei trofei partenopei.