Le “furmechelle” di Minori: alla scoperta del Sentiero dei limoni

In attesa di scoprire cosa ci aspetterà in questa estate inaspettata, oggi vorrei parlarvi di quella volta in cui ho scoperto, quasi per caso, una di quelle che considero le piccole perle nascoste qui in Campania.

Sto parlando della costiera amalfitana, ma non di quella che conosciamo tutti, se non di quei piccoli angoli di paradiso che vi si nascondono e che vengono ancora lasciati al di fuori degli itinerari più conosciuti.

Tra i luoghi da visitare, per gli appassionati del trekking e non, vi segnalo il Sentiero dei Limoni, un percorso secolare che collega le piccole città di Minori e Maiori attraverso le piantagioni di questi agrumi (da qui il nome), con testimonianze che lo fanno risalire fino al XVII secolo. Si tratta di un cammino accessibile solo a piedi, in quanto tracciato anticamente dagli stessi contadini che coltivavano quei terrazzamenti tipici, le cosiddette “macerine”, dove le portatrici di limoni, cesta in spalla o sul dorso di muli tutt’oggi utilizzati, si muovevano da un lato all’altro per raccogliere e trasportare i frutti dello sfusato amalfitano. Inoltre, rappresentava l’unica alternativa per spostarsi tra i due comuni prima della costruzione della statale amalfitana. Un lavoro al quanto duro, dato che era completamente composto da gradini in pietra (quasi 400 per lato), che solo negli ultimi anni sono stati appianati con alcune alternanze a livello, rendendo più facile il tragitto. Oltre a poter toccare con mano la tradizione e la storia delle fasi di limonicoltura, è possibile godere di incredibili panorami dall’alto sia di Minori che Maiori, soprattutto nel periodo primaverile ed estivo.

Il sentiero è accessibile sia partendo da Minori che da Maiori, e a seconda del luogo in cui soggiorniate o decidiate di lasciare la macchina, potrete scegliere se iniziare dall’uno o dall’altro. Il tempo di percorrenza varia a seconda del passo, ma generalmente ci vuole poco più di un’ora e una volta terminato si possono tranquillamente prendere i mezzi pubblici per tornare al luogo di partenza, anche se i più coraggiosi hanno deciso di percorrere persino il ritorno a piedi. Non preoccupatevi! Non c’è bisogno di chissà quale forma fisica, è percorribile da tutti e a qualsiasi età, in quanto potrete gestire il vostro tempo liberamente e io consiglio di viverlo in tutta tranquillità, magari dedicando la mattinata a questa avventura, così da poterne godere appieno e fare più foto possibili da poter pubblicare sui social (i like sono assicurati).

Personalmente ho iniziato questo percorso da Minori, sotto consiglio della gente del posto, iniziando dalla scala in Via Lama, appena dopo una scuola elementare. Vi troverete subito di fronte una prima deviazione, che a sinistra porta al campanile dell’Annunziata, ma per proseguire verso Maiori bisogna andare a destra. Letteralmente quasi una scalata, data la ripidità dei gradini, dove potrete annotare la numerosità grazie a delle piccole targhe in pieno stile vietrese, che indicano il numero ma anche il percorso. Infatti, l’intero sentiero è suddiviso in otto piccoli percorsi in modo da dare un’idea su dove vi troviate. Appena dopo il 298° gradino c’è la prima “piazzola di sosta”, da cui potrete godere del panorama di Minori vista dall’alto (riportata in foto). Proseguendo, vi sembrerà di perdervi in questi scorci pittoreschi, in un luogo dove sembra che il tempo si sia fermato, tra pietre, mare, e vegetazione, fino ad arrivare al villaggio di Torre, testimonianza della cultura contadina risalente a prima del 936 a.C.. Da qui in poi, consiglio semplicemente di camminare e di godere del panorama del golfo, del belvedere su Maiori in via San Giuseppe, lasciando lontano i pensieri e respirando solo il profumo del mare che arriva dalle spiagge, in cui a fine percorso potrete fare un tuffo per rinfrescarvi.

Tutta la costiera, si sa, ha ispirato pittori, scrittori poeti, ma nel caso del sentiero dei limoni, vi rimando ad un componimento scritto da Giuseppe Di Lieto “E furmechelle”, poeta originario di Maiori, dedicata a un tempo in cui figlie, mogli, madri, ma soprattutto donne, portavano sulle proprie spalle il peso della famiglia e dell’agricoltura. A loro nome va oggi questo percorso, simbolo di forza e sacrificio.

Martina Perillo