Il San Paolo silente, le scelte opinabili di Gattuso, i gol sciupati e l’imbarazzante Giua

Qualche settimana fa parlavamo di un Napoli rigenerato. Le vittorie contro Lazio, Juventus e Sampdoria lasciavano ben sperare. Si davano meriti a Gattuso e ai ragazzi. Ieri, invece, il Napoli è crollato in casa contro il Lecce che lotta per non retrocedere. Solo un incidente di percorso? Speriamo di sì.

Dopo la vittoria al Marassi, si guardava alla zona Champions non più come un miraggio, ma come un’impresa realizzabile. E invece, ancora una volta in un San Paolo muto, gli azzurri si fanno scavalcare. Questa volta a strappare i tre punti è il Lecce, 17esima forza del campionato, che stende il Napoli per 3 a 2.

Partono forti gli uomini di Gennaro Gattuso. Nei primi 20 minuti gli azzurri creano tanto e sciupano tutto: prima Zielinski su cross di Mario Rui, poi Insigne su un traversone di Politano, ed infine Milik che spreca clamorosamente a due passi da Vigorito.

Sul risultato di 1-2, che vede nel doppio vantaggio salentino il numero 9 Lapadula, al Napoli è negato un rigore clamoroso: dopo il silente check, l’arbitro Antonio Giua sceglie di non andare ad esaminare il fallo subito da Milik, annullando così l’utilità del VAR.

Il direttore sportivo azzurro, Cristiano Giuntoli, commenta così l’episodio: “In campo si è visto nettamente il tocco. Il direttore di gara può sbagliare sul momento, ma non possiamo accettare che non vada al Var a rivedere l’episodio. Abbiamo già subito un sacco di decisioni del genere”.

Scelte opinabili quelle di Gattuso che schiera una difesa inedita: con Mario Rui e Di Lorenzo terzini, al centro vi sono Maksimovic e Koulibaly. Il tecnico esclude Manolas, proponendo un duo difensivo pesante, reduce da infortuni. La scelta migliore, probabilmente, era quella di affiancare al greco solo uno dei due giganti azzurri.

Sullo 0-1, poi, Mertens subentra a Lobotka, ed il modulo si trasforma in 4-2-3-1. Il Napoli segna e si sbilancia. Il tecnico perde equilibrio a centrocampo ed il Napoli è di nuovo sotto. Una squadra che tanto ha creato nei primi 20 minuti, che subisce gol al primo tiro del Lecce, e che recupera il risultato con l’ingresso di Mertens, necessitava di tornare al modulo standard ed applicare quella filosofia studiata da mesi, che vede tre a centrocampo e non due.

C’è tanto da dire poiché c’è tanta rabbia. Le manie di protagonismo di Giua non offuscano quelli che sono stati gli errori del Napoli, ma siamo stanchi di parlare sempre di arbitri non all’altezza.

Se da un lato si recrimina a Gattuso di non aver saputo leggere la gara, né prima né in corso, dall’altro, però, bisogna dire che la fase offensiva del Napoli spreca troppo. Il primo tempo poteva concludersi tranquillamente con un ampio vantaggio, e invece gli azzurri escono dal silente San Paolo con la coda tra le gambe. Intanto l’Atalanta vince e si allontana sempre di più il sogno Champions.

Salvatore Esposito