Alla “Federico II” i figli di medici e politici sono «poveri».

Non si ferma la lotta all’evasione fiscale messa in atto dal governo montiano che sembra davvero aver preso sul serio la battaglia contro gli “evasori infedeli” ritenuti come unici e soli “cattivi” da sconfiggere per
giungere a quell’agognato viatico che possa portare definitivamente alla vittoria finale nella crociata che sta lacerando lo Stato con una crisi economica che sembra davvero non conoscere fine. E questa volta a finire sotto la tagliente ed affilata scure dell’esecutivo è il maggiore ateneo partenopeo per prestigio e numero di iscritti:  la “Federico II”, fiore all’occhiello da sempre nel settore dell’istruzione. Dall’indagine portata avanti in questi giorni da parte della Guardia di Finanza, infatti, si evince che uno studente su cinque che frequenta la prima università napoletana bara quando si trova a compilare i documenti che attestano la dichiarazione dei redditi, apportando dichiarazioni mendaci e fantasiose (ma che hanno tutte lo stesso ed identico comune denominatore visto che vanno totalmente verso il basso) che non attestano la reale situazione reddituale degli iscritti. A finire nell’occhio del ciclone molti dei cosiddetti figliocci di professionisti che tra un esame
e un altro raggirano le regole cercando di pagare meno tasse: medici, professionisti, avvocati e persino politici di primo piano – da quanto si evince dalla tante e taroccate domande analizzate dagli uomini delle Fiamme Gialle – non perdono occasione per tentare la furberia e risparmiare in molti casi anche svariate classi di immatricolazione. Nel totale, stando a quanto trapela dalle prime analisi, il 20 per cento degli studenti dichiara il minimo indispensabile e dai 140 casi analizzati finora emergono dei particolari molto
coloriti: c’è il figlio del professionista che possiede auto di lusso, la figlia del medico che dimentica di comunicare di trovarsi in un nucleo familiare elevato o la studentessa figlia di un politico locale che dichiara il minimo quando si tratta di versare la retta alla facoltà. Se da un lato gli evasori aumentano, c’è da dire che in modo altrettanto vertiginoso e preoccupante che i servizi che gli atenei offrono agli studenti calano anno
dopo anno in quanto a qualità e spessore, con infrastrutture spesso al limite della fatiscenza e corsi ed orari che si sovrappongono e che rendono la vita della matricola assolutamente caotica e frenetica. Questo non vuol assolutamente giustificare quanto sta emergendo nell’inchiesta, anche perché nella stragrande maggioranza dei casi chi bara lo fa non perché non ha le possibilità per pagare il dovuto corrispettivo economico in termini di rette, ma per il solo motivo di risparmiare credendo così di essere furbi, penalizzando alla fine solo chi onestamente e con sacrifici arriva a mettere insieme la giusta somma da versare nelle casse degli atenei. Ma a quanto pare gli inquirenti non fanno sconti a nessuno e si ha la sensazione che l’azione repressiva contro i trasgressori col libretto sotto il braccio sia appena cominciata e che i furbetti prima o poi saranno tutti stanati. Lo studio è un diritto di tutti, ma pagare le tasse dovute è un dovere civico . Pensateci bene, quindi, prima di falsare il vostro F24, il governo continua la caccia agli infedeli, che siano da 18 o da 30 e lode!