I Quartieri Jazz in viaggio nelle viscere di Napoli: da i Borboni al Neapolitan Gipsy Jazz

Il prossimo appuntamento con i Quartieri Jazz è per sabato 9 aprile alle ore 21.30, alla Galleria Borbonica, in via D. Morelli. La Galleria Borbonica è una cavità sotterranea di Napoli che si estende sotto la collina di Pizzofalcone, nei pressi di Palazzo Reale, nel quartiere San Ferdinando. Il 19 febbraio del 1853 Ferdinando II di Borbone firmava un decreto con il quale incaricava l’arch. Errico Alvino, già commissario straordinario per Via Chiaia e S. Ferdinando, di progettare un viadotto sotterraneo che, passando sotto Monte Echia, congiungesse il Palazzo Reale con piazza Vittoria, prossima al mare e alle caserme. Tale decreto non aveva affatto un carattere sociale; contemplava, infatti, la realizzazione di un percorso militare rapido, in difesa della Reggia, per le truppe acquartierate nella caserma di via Pace (attuale via Domenico Morelli), nonché una sicura via di fuga per gli stessi monarchi, visti i rischi che avevano corso durante i moti del 1848. Durante il periodo bellico, tra il 1939 e il 1945, la Galleria e alcune ex cisterne limitrofe furono utilizzate come ricovero dei cittadini: vi trovarono rifugio tra i 5.000 ed i 10.000 napoletani, molti dei quali persero le case durante i numerosi bombardamenti subiti dalla città sia da parte degli alleati, che dopo dai tedeschi.
Inoltre, la galleria e gli ambienti limitrofi furono dotati di impianto elettrico e di servizi igienici dai tecnici dell’UNPA – Unione Nazionale Protezione Antiaerea – utilizzando risorse economiche del Ministero dell’Interno e del Comune di Napoli; al contempo, su gran parte delle pareti e delle volte degli ambienti fu stesa della calce bianca, con il duplice intento di evitare la disgregazione del tufo e di migliorare la luminosità degli spazi.
Dopo la guerra e fino al 1970 la Galleria Borbonica fu utilizzata come Deposito Giudiziale Comunale, dove veniva immagazzinato tutto ciò che era stato estratto dalle macerie causate dai duecento bombardamenti subiti da Napoli; qui si ammassò anche tutto quello che fino agli anni ’70 veniva recuperato da crolli, sfratti e sequestri.

I Quartieri Jazz

Nel 2007 i geologi che lavoravano nella galleria scoprirono un passaggio murato che lo divideva da un’altra grande cavità che era stata riadattata a ricovero bellico. In questi ambienti gli stessi geologi rinvennero un altro accesso ai ricoveri, che nel Seicento costituiva già un ingresso al sottosuolo. Il passaggio veniva utilizzato dai “pozzari” che si occupavano della manutenzione dell’acquedotto ed è costituito da una stretta scala di 75 gradini in coccio pesto che giunge in un locale di Vico del
Grottone, alle spalle della chiesa di Piazza Plebiscito.
Oltre ai numerosi autoveicoli e motoveicoli, al di sotto di cumuli di detriti alti 8 metri, sono state rinvenute parecchie statue di epoche diverse, tra le quali l’intero monumento funebre del capitano Aurelio Padovani, pluridecorato capitano dei bersaglieri nel I° conflitto mondiale e fondatore del partito fascista napoletano.

I Quartieri Jazz 2

Ad accompagnare questo viaggio tra passato e presente, mentre si scende nei meandri della terra e nel profondo delle proprie emozioni, il sound di Mario Romano con la sua chitarra manouche, Alberto Santaniello alla classica e Ciro Imperato al basso. Un progetto nato dalla fusione del jazz manouche con la tradizione napoletana, in grado di sprigionare le note giuste a seconda dei toni assunti dal racconto di questa Napoli amata ed odiata.
Una musica che non viaggia solo in senso geografico, ma che esplora anche l’anima e i sentimenti umani. Oltre ai brani estratti dal lavoro discografico “E strade ca portano a mare“, edito da Graf 2013 saranno anche presentati ed eseguiti in esclusiva alcuni pezzi del nuovo lavoro attualmente in corso d’opera dal titolo “Le 4 giornate di Napoli” ed alcuni omaggi al grande Pino Daniele, ispiratore del progetto.

Per maggiori informazioni e prenotazioni: 340.4893836 – quartierijazz@live.it.

Ester Veneruso