Tragedia di Calimera, la psicologa Antonella Cortese interviene

La psicologa Antonella Cortese esprime profondo cordoglio per la tragedia di Calimera, che ha profondamente colpito la comunità e l’intero Paese. Di fronte a un evento così drammatico, emerge la necessità di adottare nuovi strumenti di comprensione e prevenzione del disagio psicologico estremo.
«Sono profondamente addolorata per quanto accaduto» – dichiara la Dott.ssa Cortese – «e ritengo necessario introdurre una riflessione innovativa sulla natura di dinamiche psicologiche di questo tipo, spesso difficili da identificare prima che precipitino nel dramma».
Per questo motivo propone un nuovo termine, mai formalizzato finora nelle scienze psicologiche: il “Crollo Relazionale Protettivo” (CRP).
Il Crollo Relazionale Protettivo descrive una condizione in cui il dolore psichico supera la capacità della persona di percepire correttamente il proprio ruolo protettivo, generando una distorsione profonda del legame affettivo. Nel CRP la relazione genitore-figlio, normalmente basata sulla cura, subisce un collasso improvviso e patologico, trasformandosi in un’azione tragicamente disfunzionale che viene percepita, nella mente della persona in crisi, come l’unica forma possibile di protezione.
Attribuire un nome a questo fenomeno significa dare alla psicologia uno strumento nuovo per comprenderlo e, soprattutto, prevenirlo.
Alla luce di questa tragedia, la Dott.ssa Cortese propone alle istituzioni, ai servizi territoriali e alla comunità professionale la creazione di un modello innovativo di prevenzione precoce: il Progetto “Psico-Presidio Preventivo Comunitario” (PPC).
Il PPC è pensato come un sistema di intervento diffuso, non invasivo, che mira a intercettare tempestivamente condizioni di rischio emotivo attraverso:
– la formazione di “Sentinelle di Benessere”, figure del territorio (insegnanti, pediatri, farmacisti, allenatori, volontari) in grado di cogliere segnali di fragilità invisibili;
– un nuovo metodo di ascolto, definito “Ascolto a Bassa Soglia Emotiva” (ABE), pensato per consentire alle persone in difficoltà di avvicinarsi a un supporto psicologico senza paura né giudizio;
– sportelli psicologici mobili nei luoghi quotidiani della comunità;
– un sistema di attivazione precoce che permetta agli operatori di intervenire entro 24–48 ore in presenza di segnali di rischio;
– la creazione di un archivio di studio sul CRP, utile a monitorare, raccogliere dati e comprendere meglio questo tipo di collasso relazionale.
«Questa proposta nasce dalla consapevolezza che la salute mentale non può più essere relegata ai soli spazi clinici» – aggiunge la Dott.ssa Cortese. – «Dobbiamo portare la prevenzione psicologica dentro la vita quotidiana delle persone, nei luoghi che abitano, nei momenti in cui la fragilità parla sottovoce, prima che esploda».
La psicologa invita pertanto istituzioni, scuole, amministrazioni locali e servizi socio-sanitari a valutare con attenzione la possibilità di adottare modelli preventivi più diffusi e accessibili, affinché tragedie come quella di Calimera possano, in futuro, essere intercettate prima che raggiungano esiti irreparabili.