Città, luci e miserie

Di sera, chi cammina per alcune zone della città, s’imbatte con i senza tetto che si riparano, per affrontare la notte, sotto portici, i più fortunati; su giacigli improvvisati, su gelide panchine, nascosti da coperte, spesso insufficienti, per difendersi dal freddo notturno. Non è un bel vedere. La maggioranza della popolazione li ignora, altri addirittura s’infastidiscono, pochi, per senso di umanità verso questa categoria di ultimi fra gli ultimi, concretizzano gesti di solidarietà e di aiuto. Una bevanda calda; un’altra coperta; indumenti e guanti usati; una busta contenente qualche alimento; questi gesti di solidarietà sono quotidianamente offerti da Associazioni religiose e laiche sensibili ai “senza nulla”, per donare un piccolo conforto. In Italia questi emarginati sono oltre cinquantamila e nella ricca Europa, sono quasi settecentomila stimati.

Vicino alla Galleria Principe di Napoli, di fronte al Museo Archeologico Nazionale, nei presi della stazione Centrale di piazza Garibaldi e quelle ferroviarie periferiche di Napoli, presso la Galleria Umberto I, sotto portici e anfratti, in parte protetti da pioggia o gelo, le scene serali e notturne di numerosi “clochard” sono laceranti per chi conserva ancora il giusto valore dei sentimenti.

Chi non ha possibilità di lavarsi e/o non ha un luogo, dove fare i propri bisogni, diventa sporco, puzzolente e da evitare per il lezzo dell’urina che domina quei luoghi e per le quantità di rifiuti di ogni genere, che offendono la vista.

 Trattasi spesso di extracomunitari, di devastati da alcool e fumo, di comunitari o italiani disagiati caduti nel vortice dei senza reddito, dei senza fissa dimora che spesso, al mattino si ritrovano rigidi, con il cuore che ha smesso di battere e entrano nelle notizie di cronaca dei quotidiani.

Una civiltà decente non dovrebbe accettare che si muoia per strada coperti da strati di cartone, per indigenza, per non essersi inclusi nel nostro Paese, per emigrazione non regolarizzata, per sofferenza mentale o per la perdita dell’abitazione.

Le strutture pubbliche non sono sufficienti ma è urgente che s’intervenga per questi esseri umani bisognosi, evitando che continuino a vivere in tale stato o a morire a causa della loro condizione.