Al Teatro Galleria Toledo va in scena “P_Ossessione, Otello” di Laura Angiulli

Da venerdì 20 a domenica 29 novembre 2015, al Teatro Galleria Toledo è in scena lo spettacolo “P_Ossessione, Otello” da William Shakespeare, per la drammaturgia e regia di Laura Angiulli, con Giovanni Battaglia, Michele Danubio, Alessandra D’Elia, Stefano Jotti, Antonio Marfella, Manuela Mosè. Scene e costumi di Rosario Squillace, disegno luci Cesare Accetta, assistente alla regia Flavia Francioso, tecnico luci Lucio Sabatino, tecnica Luigi Agliarulo.

P_Ossessione, Otello” è dedicato a Oreste Zevola, insostituibile straordinario artista e compagno di giorni belli, del quale il 7 dicembre cade il primo anniversario dalla scomparsa. “La sua presenza continua nel nostro lavoro e nel privato della memoria, segnandone di suggestioni anche l’immaginario della scena“.

A esattamente un anno dalla messinscena de “Il Mercante di Venezia“, lo spettacolo “P_Ossessione, Otello” ne riprende gli umori, per riportarne i temi politici in essa opera espressi dall’ambito pubblico al privato. Perché proprio da quella Venezia, in ogni caso coloniale e imperialista, nel capitalismo che avanza a gran passi con modificazioni di tutto peso anche nel corpo sociale e nel profondo dei singoli, può avvenire che il banale caso di un uomo posseduto da frustrazioni e turbamenti apparentemente poco significanti – difficilmente giustificabili alla luce di desideri contingenti – possa portare allo stremo del male con effetti devastanti; che la perversione, alimentata all’inestinguibile sorgente dell’insoddisfazione esistenziale sia ormai tanto propensa ad allignare negli animi, da lavorare finanche nelle pieghe di una relazione amorosa, giocando nell’indiscrezione e nella violazione del privato più privato, fino a insediarsi fra le lenzuola di un letto.
Non è la storia di Otello e Desdemona, infelicissime e frastornate vittime dell’odio; è la storia di Iago, del suo operoso lavorìo, di quell’assenza di giustificazione al male che corre fino ai nostri giorni.

Desdemona si affaccia al Mondo Nuovo, non esangue eroina ma dinamica figura-simbolo di una modernità fortemente sentita, nell’apertura ai nuovi orizzonti che il tempo storico della trama comporta. E’ interessante che sia proprio una figura femminile a porsi in gioco concretamente, per una risposta al desiderio di sentire e sapere e vedere, trasportata per mari inquieti dalla passione verso ciò che è inesplorato e diverso. D’altra parte Desdemona è una ragazza del bel mondo veneziano, corteggiata nei salotti, vezzeggiata in famiglia, già protagonista della propria affermazione in un ruolo sociale di primo piano. La vita le si apre con promesse senza ombre e lei vuole coglierle, in ogni momento sa quello che vuole.
Nel caso del legame con Otello, nonostante il rischio che pure avverte, resta stabile fino all’ultimo nella sua devozione all’amore; perché l’amore le si è innestato nel sogno, ha dato corpo all’immaginazione per un’avventurosa prefigurazione dei giorni a venire, e a questo non vuole rinunciare.
Jago è figura di complessa definizione.
Qual è la causa scatenante, il motivo che lo spinge alla tessitura della trama perversa? E’ sufficiente veramente l’esclusione dalla conquista di un più alto scalino alla propria ambizione, per giustificare il terribile scenario di morte che consegue ai suoi piani; o si accredita piuttosto la velenosa espressione del male auto-generato, alimentato in un piacere fine a se stesso?
Il male per il male; voyeurismo sadico innanzi agli effetti della propria opera diabolica. Ma il seme malefico non può estrinsecarsi senza che qualcuno lo raccolga, in sé lo innesti, se ne nutra e ne faccia alimento per sogni che annebbiano, oscurano la lucidità e i sensi fino alla cecità. Una droga perversa.
Otello esiste in funzione di Jago, è lui – out-sider di colore sempre più nero, l’oscurità invasiva della depressione – corpo offerto e aduso fin dall’infanzia alla brutale rozzezza della guerra e dell’offesa – il “posseduto”. Cecità e ossessione, in definitiva “possessione”, si diceva, e bestiale resa all’onnipotente inclinazione al Male.
Di complemento nello sviluppo della trama, ma non di minore peso, la figura di Cassio. Il garbato veneziano dei bei salotti, che tutto sa della galanteria e del bon ton, della seduzione in uso quotidiano, gesti eleganti e belle parole; materia di una luccicante forma d’esistenza in quella Venezia aristocratica di sete e marmi preziosi, già mollemente incline a un precapitalismo malato.
D’altra parte Roderigo e Emilia che provengono da quel mondo, nel farsi complici del losco intrico degli eventi ne rappresentano entrambi il debordare della moralità.
Per Roderigo, aspirazioni senza costrutto e dabbenaggine da damerino di basso rango, acquiescente manovalanza al servizio delle trame di Jago.
Non più edificante la complessità di Emilia: mortificata dalla vita, frustrata, maltrattata, insoddisfatte le sue aspettative di donna; è lei che per ricavarne il beneficio di un’attenzione, di un gesto compiacente mette nelle mani del marito il fazzoletto-oggetto del presunto tradimento; nessuno scrupolo al suo attivo.
Né è privo di macchia il vecchio Brabanzio, padre dolente e gentile fino al momento della separazione dalla figlia; ma violento e brutale quando la perdita della potestà su di lei gliela rende estranea:
Attento Moro, ha tradito suo padre può tradire te“.

P Otello locandina

L’opera guarda impietosamente alla vita dei singoli e alla complessità dei giochi che la governano. Al centro s’impone il male, intrico di pulsioni e passioni con conseguente carico di dolore e morte. Un “episodio di sangue” in cui un uomo uccide la propria donna in un accesso di follia: potrebbe rappresentarsi come gesto privato, evento intimo che si compie e racchiude all’interno della coppia. Eppure l’effetto è devastante. La narrazione odiosa di quella crudeltà si fa simbolo del suo stesso manifestarsi, e finisce con l’incidere significativamente nella fluidità della storia, dei luoghi e delle genti, e nella memoria collettiva per i tempi a venire.
Nell’interpretazione convenzionale – ormai diffusamente superata – sulla figura di Otello era solito gravare il cliché della gelosia spinta fino all’atto più estremo, che cerca riscatto nella bellezza drammatica della morte. Evidentemente un giudizio suggerito da un’estetica di superficie, là dove invece la morte di Desdemona è segno di ben più grave intensità: nell’ultimo respiro dell’eroina, nella profanazione del letto di nozze si celebra la sconfitta della “leggerezza” e della “grazia”, valori fondanti che soli potrebbero opporre resistenza alla gravità di una simile offesa.
C’è nell’opera, al di là della sofisticata personalità dei personaggi la cui complessa struttura comportamentale apre lo spazio a suggestioni di straordinaria modernità (si rifletta sui tratti delle personalità, e sulla dinamica di relazione nella coppia Jago/Otello),una critica al complessivo sistema dell’Occidente, alle concessioni spesso subdole che lo stesso sistema politico/economico richiede e applica a vantaggio dell’interesse contingente, e a quello svilimento dei valori etici che si traduce innanzi tutto nello sfilacciamento del portato ideale posto a fondamento del patto sociale. Si pensi all’atteggiamento andante del Doge innanzi allo smarrimento del padre tradito, tutto rivolto all’interesse del momento e non alle leggi della città; alla mollezza di Cassio che sceglie di affidarsi alla benevolenza di Desdemona più che affrontare a viso aperto le proprie responsabilità; alle valutazioni di Emilia sull’onestà delle donne; all’acritica adesione di Roderigo, rispetto alla rozzezza di un ordito che già in previsione si preannuncia sanguinoso… Anche la stessa disinvoltura di Desdemona, nella pronta accettazione del mettere a frutto la propria capacità di seduzione presso Otello per il profitto di Cassio, la dice lunga su quanto, evidentemente, potevano portare in beneficio le grazie di una bella donna. E che dire dell’allusivo sarcasmo con cui si esprime la volgarità di Jago nei confronti di Desdemona, delle terribili allusioni avanzate sulla supposta di lei perversione?
Una società malata. Il morbo mina l’integrità dalle fondamenta e la malattia alligna, si propaga. (Laura Angiulli)

Galleria Toledo teatro stabile d’innovazione
via Concezione a Montecalvario, 34, 80134 – Napoli.

Orario spettacoli: feriali ore 20.30 – domenica ore 18.

Per ulteriori info: 081. 425037 – galleria.toledo@iol.it

Ester Veneruso