Al Teatro TRAM la rassegna “Natale in commedia”

Dal 22 dicembre 2016 all’8 gennaio 2017 al Teatro TRAM si svolgerà una rassegna di 7 spettacoli divertenti e originali, rappresentanti della nuova commedia italiana che non dimentica la tradizione napoletana. Tutti gli spettacoli si svolgeranno alle ore 21.00. Di seguito il programma nel dettaglio.

22/23 dicembre 2016
DIGITO ERGO SUM
di e con Ulduz Ashraf Gandomi, Cecilia Lorenzetti
voce Fabrizio Carbone
regia Alessandra Tomassini

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Due donne in finale ad una selezione. Due identità senza più un nome ma numeri irrigiditi in divise monocromatiche, in un sistema che sottopone a prove di abilità attraverso una Voce invisibile e onnipresente che seduce e conduce, come in un reality show, al limitare del precipizio. Giudici saranno i loro “follower” ovvero il pubblico con il quale interagiranno in maniera accattivante. Le protagoniste parlano senza capirsi, raccontano di quel Sé costruito e immaginato attraverso la realtà virtuale, fino a distorcere e a contraffare la vita vera pur di apparire vincenti. Come nel mito della Caverna di Platone, le due donne sono proiezioni alle pareti di questa grande stanza che le contiene, archetipi di un dramma contemporaneo che non sa più affrontare né comprendere il mondo nel quale si è immersi se non attraverso uno schermo luminoso.

Note di regia
Digito ergo sum è il racconto tragicomico di un’umanità in crisi, vorace e spietata, che ride e si consola delle disgrazie altrui, che fa della dipendenza tecnologica lo scudo ideale contro la solitudine e l’inadeguatezza. Una storia graffiante e irriverente che spesso scatena il riso e la rabbia ma anche la commozione, frutto di un’autentica identificazione. Nell’intrepida battaglia tra reale e virtuale, tra essere e apparire, le due protagoniste varcano i limiti di spazio e tempo diventando icone sacre, eroine inconsapevoli che incarnano un immaginario collettivo impossibilitato ad uscire da una vita “costantemente attaccata alla spina”.

25/26 dicembre 2016
SQUARCIO
tratto da Uscita d’emergenza di Manlio Santanelli
con Giovanni Gazzanni, Salvatore Mincione Guarino
regia Salvatore Mincione Guarino
produzione Cast / Il Proscenio

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Due uomini sul confine tra incomunicabilità e disperato bisogno di contatto umano. Due uomini alla ricerca di se stessi nel confronto scontro a cui fa da sfondo scenico una casa rudere. Sospetti, dubbi, insoddisfazioni, accuse, recriminazioni serpeggiano nei discorsi e nelle azioni quotidiane dei due protagonisti sull’orlo del crollo, metaforicamente espresso dal fenomeno del bradisismo. Strappati alla vita, lacerati dentro, esprimono il tentativo di ricucire le proprie esistenze attraverso l’unico contatto umano possibile. Lo spettatore assiste allo svolgersi di un’apparente tranquilla quotidianità da cui emergono, in crescendo, la desolazione, l’incompiutezza del vivere, la nostalgia di quel che è stato e che avrebbe potuto essere, la minaccia del crollo definitivo, unito al desiderio di rivalsa. Una vicenda drammaticamente attuale, ma piena di ironia e divertimento. Due solitudini senza una via d’uscita.

27/28 dicembre 2016
CORPI NUDI
liberamente tratto da Le Prenom di Matthieu Delaporte
con Ivan Graziano, Giulia Navarra, Marcello Gravina, Maddalena Serratore, Gianluca Ariemma
regia Gianluca Ariemma
produzione Dietro la maschera

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Cinque personaggi. Due donne. Tre uomini. Si spogliano. Restano nudi. Si rivestono. Lo spettacolo inizia così, un prologo che simboleggia il voler mettere a nudo. Scoprire. Svelare. Un fratello e una sorella con i relativi coniugi, e in più un amico dai modi femminei – l’artista del gruppo, sospettato di essere omosessuale. Una sera conviviale come tante altre, tra amici storici. I padroni di casa sono professori, il fratello di lei un man in Business e sua moglie avvenente e in carriera. Quella sera, però, accade qualcosa di speciale. Mentre tutti aspettano l’arrivo della moglie, il fratello annuncia alla compagnia che diventerà padre. Momenti goliardici. Poi le domande di rito: sarà maschio o femmina, e come si chiamerà? Il futuro papà non ha dubbi che sarà maschio; ma lo sconcerto nasce quando comunica il nome che hanno deciso di mettere al figlio. Il gioco degenera creando momenti di conflitto, che saranno genitori di verità. Quelle verità nascoste, omesse, taciute, portate segretamente con sé nel corso degli anni. Senza mai crescere.

Note di regia
In scena c’è quell’indefinito ceto sociale, medio o medio alto, ricco di ipocrisia e povero di valori, l’unico all’interno del quale Corpi Nudi può essere contestualizzato. Perché il perbenismo e le moralità di cui si maschera chi ha qualcosa da perdere diventano il motore principale di cinque amici che, con le labbra bagnate da un vino di quasi mille euro, si accoltellano con il ghigno in faccia. La conversazione a ritmi serrati ha luogo intorno una bomba innescata, simbolo di rapporti umani compromessi pronti ad esplodere da un momento all’altro. La scenografia è vuota, per non distrarre, per non deviare, per provare a rendere più veri quei rapporti tra attori e quelle relazioni umane che risultano sempre più artefatte. Corpi Nudi è un riferimento pirandelliano a quegli attori che, indossando la maschera del proprio personaggio, scoprono la propria nudità; così cinque amici, spogliati delle proprie morali, si ritrovano l’uno contro l’altro, senza difese, senza certezze. Nudi.

29/30 dicembre 2016
UNIGENITI FIGLI DI DIO
(giovedì 29 ore 21.00, venerdì 30 ore 18.00 e ore 21.00)
scritto e diretto da Valerio Vestoso
con Alfredo Calicchio, Matteo Cecchi, Flavio Francucci, Lorenzo Parrotto
produzione Il Servo Muto
Miglior testo e Migliore spettacolo al Festival I corti teatrali, Teatro dell’Angelo, Roma.

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Tre uomini, praticamente identici, si presentano dinanzi al letto di morte della Madonna, asserendo di esserne figli. Ognuno, infatti, prova a convincere l’altro di essere il vero Messia, provando così a beneficiare della misteriosa eredità lasciata dalla genitrice. I caratteri dei tre, decisamente contrastanti, scatenano una serie di incomprensioni irriverenti, a malapena gestite dal notaio chiamato a supervisionare l’atto terminale.
Nel secondo atto, in un’aula di tribunale, un giudice, un pubblico ministero, e naturalmente un imputato, Giuda Iscariota, adagiato al suo microfono e alla sua sigaretta infinita, come i pentiti di camorra che fanno del tradimento un vanto. L’eco della sua voce si diffonde monotona nell’aria, mentre lamenta, con infantile vittimismo, l’umiliazione di sentirsi capro espiatorio di tutti e tutto. Da millenni a questa parte.
Infine, nel terzo atto, i quattro evangelisti, radunati attorno a un tavolo, gettano le basi per il Libro Sacro. Col piglio sarcastico e il nervosismo degli sceneggiatori americani, provano a rendere le storie di cui si sono resi testimoni un po’ più accattivanti di quanto non lo siano state realmente, dando vita al più celebre best seller di sempre.

Note di regia
Tre quadri, tre parentesi, tre momenti differenti, legati da un unico fil rouge: la religione. E non si può augurare di meglio all’umorismo, che sguazzare tra i testi sacri e rileggerli, stravolgerli, con occhio satirico. Raccontare la realtà che ci appartiene, quella di oggi, in una chiave di lettura originale, rispettosa e audace al tempo stesso. Ecco cos’hanno in comune i personaggi che ruotano attorno a questo spettacolo. “Unigeniti Figli di Dio” nasce dall’incontro di quattro attori, compagni di corso per il triennio 2013/2016 presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica di Roma “Silvio d’Amico”, con il giovane drammaturgo beneventano Valerio Vestoso. Lo spettacolo debutta a Roma sotto forma di corto teatrale durante il Festival autogestito “CONTAMINAZIONI 2014” organizzato dall’Accademia e ritorna in scena, qualche mese più tardi, al Teatro dell’Angelo di Roma per il Festival “I corti teatrali”, durante il quale si aggiudica il Primo Premio nelle categorie “miglior testo” e “migliore spettacolo”.

4/5 gennaio 2017
PICCOLO MANUALE PER MORIR D’AMORE
con Paolo Aguzzi, Victoria De Campora, Elena Fattorusso, Giulia Godano, Roberto Ingento, Eleonora Ricciardi
regia Victoria De Campora
produzione Il Teatro dei Singhiozzi

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Come si muore d’amore? Nel breve Manuale per morir d’amore si proverà a rispondere a questa domanda. Si illustreranno dettagliatamente le più celebri e invidiate morti amorose, rendendo omaggio a quella che più di ogni altra ha influenzato ogni amante tragico dilettante: Romeo e Giulietta. In che modo può essere misurata e analizzata l’intensità di una passione? È possibile provare un amore che sia, in una scala di dieci, diciamo al decimo grado senza morirne o senza arrivarne a scrivere poesie? La risposta ovviamente è no. Se l’amore dev’essere eterno gli amanti devono morire. Tre attori-amanti e un poeta-conferenziere giocheranno-nel senso shakespeariano del termine- a morire, a ripercorrere le più tragiche e belle storie d’amore. Partiranno dall’analisi di Romeo e Giulietta per poi proseguire di amore in morte, di palo in frasca e di poesia in poesia- Goethe, Rilke, Rimbaud, Virgilio, Dante, Baudelaire e Shakespeare, Shakespeare, Shakespeare. Ofelia ha scelto un modo perfetto per assicurarsi il suicidio: l’amore per un principe tanto offuscato dalla vendetta da arrivare a ucciderle il padre. E quale miglior esempio di Orfeo e del suo amore per il remoto, per la morte o meglio per la morta? E come non giocare a Paolo e Francesca che dimostrano così abilmente che perfino l’amor cortese può avere una fine così cruenta. E Didone piange mentre si pugnala, mentre Tristano e Isotta giocano nascondino, Werther carica le pistole e Otello soffoca Desdemona urlando al guanciale parole di amore puro. Ma cosa accade se è proprio il poeta ad innamorarsi? Il poeta cerca la morte più esemplare, l’amore più puro, lo cerca per poi scoprire che è il suo amore quello che ancora non è stato scritto. E l’amore del poeta è l’ultima e la più grande delle storie del nostro breve manuale.

Note di regia
Più che uno spettacolo la presentazione teatrale del nostro Piccolo manuale per morir d’Amore. Un gioco drammatico sulla letteratura a noi più cara. È scrittura scenica che si nutre di poesia e drammaturgia a volte altissima, altre volgare, quotidiana. Gli attori si muovono, cantano, ballano, si ammazzano e s’innamorano, poi dicono e forse un po’ realmente vivono i loro personaggi. Il testo intero si basa su opere già scritte, su continue immersioni in testi altrui, che poi diventano un continuo gioco di dentro fuori, in bilico su qualcosa che ancora deve accadere ma che tutti sanno che avverrà, che è già avvenuto. – sto recitando? Ho già recitato? Lo sto proprio vivendo, e se lo sto vivendo quando ne morrò? Il nostro lavoro si basa sulla mitologia romantica, che pure affrontata in maniera ironica non viene mai tradita. Decidiamo di occuparci del mito perché è attraverso ciò che è insieme eterno e radice che si può trovare la realtà di ciò che sta accadendo, che può nascere il qui ed ora del teatro.

6 gennaio 2017
JE TE VURRIA… CANTA’
Il concerto dell’Epifania
voce Pina Giarmanà
voce narrante Antonio Ferraro
violoncello Pasquale Termini
chitarra Marco D’Acunzo

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Questo concerto-spettacolo indaga il percorso della canzone popolare e classica napoletana fino ai giorni nostri. L’inizio del viaggio ci porta quasi alle sue origini con la cinquecentesca villanella, primo antefatto fondamentale per lo sviluppo della canzone napoletana dell’ ‘800. Si prosegue con i pezzi più rappresentativi del secolo del Barocco. Il concerto si arricchisce dei brani più famosi della tradizione musicale partenopea, a cui si aggiungono dei veri e propri capolavori che spesso non vengono valorizzati come dovrebbero. L’attenzione si concentra, in particolar modo, sul ‘900, dove la canzone napoletana da popolare diventa classica, tanto che i brani più famosi sono stati portati alla ribalta, tra gli altri, da personaggi come Placito Domingo, Enrico Caruso, Roberto Murolo, Luciano Pavarotti e tanti altri. Si spazia dalla lirica digiacomiana alla passionalità vivianea, senza dimenticare i canti popolari rielaborati dal genio di Roberto De Simone, con cui la protagonista, Pina Giarmanà, collabora da diversi anni.
Il punto d’arrivo è rappresentato dal Masaniello bluesman dei giorni nostri, quel Pino Daniele che ci ha reso orfani troppo presto. Attraverso un medley di alcuni dei suoi brani si rende omaggio a una delle figure che ha contribuito a dare un’impronta nuova alla tradizione nostrana, senza dimenticare il passato ma con lo sguardo proteso verso il futuro, incipit da cui nasce l’idea di questo concerto.
Le canzoni sono intervallate da momenti recitati di carattere brillante che tendono ad alleggerire e a dipingere con colori ancora più vivi uno spettacolo che, per un’ora e trenta circa, accompagna il pubblico in uno spazio metafisico, quel paradiso di suoni e colori chiamato Napoli.

7/8 gennaio 2017
PICCOLI CRIMINI CONIUGALI
di Eric Emmanuel Schmitt
con Antonio D’Avino, Gioia Miale
regia Antonio D’Avino
produzione 21 grammi

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Quando vediamo un uomo e una donna davanti al sindaco o al prete, dobbiamo veramente chiederci quale dei due sarà l’assassino? Piccoli crimini coniugali è una brillante commedia nera con una suspense sorprendente, un vero divertimento ma anche una spietata riflessione sulla madre di tutte le guerre: quella dentro la coppia. Dopo aver subito un brutto incidente domestico, Lui torna a casa dall’ospedale completamente privo di memoria, ragiona ma non ricorda, non riconosce più neppure la moglie, che tenta di ricostruire la loro vita di coppia, tassello dopo tassello, cercando di oscurarne le ombre. Via via che si riportano alla luce informazioni dimenticate, si manifestano delle crepe: sono molte le cose che cominciano a non tornare. In questo giallo coniugale, in cui la verità non è mai ciò che sembra, la memoria, la menzogna e la violenza vengono completamente riviste per assumere dei significati nuovi, inaspettatamente vivificanti. Nel continuo alternarsi di dramma e commedia, tra soste sentimentali e precipitare delle emozioni, come nel jazz di Amstrong, colonna sonora della messinscena, Lui e Lei scoprono di essere fatalmente Coppia.

Note di regia
Schmitt gestisce la scrittura con grazia e freschezza, giocando briosamente tanto col metateatro quanto con oggetti ostici quali “la verità”, “la colpa” e, soprattutto, “l’amore”. Una macchina narrativa pressoché perfetta che svela impietosamente i meccanismi della coppia e i più intimi recessi dell’animo umano. Piccoli crimini coniugali è un piccolo gioiello che dettaglia l’inabissamento all’inferno di Lei e Lui.

Teatro TRAM
via Port’Alba, Napoli

Per info e prenotazioni: 081.18752126 – 342.1785930 – info@teatrotram.it.

Ester Veneruso