Antonio D’Angiò presenta il suo “Spauracchio Fritto”

Domenica 11 dicembre 2016 al Kestè di Largo san Giovanni Maggiore a Napoli il giovane cantautore Antonio D’Angiò presenterà dal vivo il suo primo lavoro discografico, intitolato “Spauracchio Fritto“. L’album, completamente autoprodotto, è stato registrato nel settembre 2016 e si avvale della collaborazione di Lorenzo Campese (delle Isole Minori Settime) in qualità di polistrumentista e arrangiatore dei brani.

La scrittura complessa e paradossale di D’Angiò è fortemente influenzata da un’estetica low-fi e punk su cui si sviluppano filastrocche monche, giochi di parole a catena e spericolati surrealismi nonsense.

Cos’è lo “spauracchio fritto”?
Probabilmente un concept, lo spettro della paura, che silenziosamente attraversa tutti i brani e che può manifestarsi su diversi livelli, nella gestione delle emozioni personali o di un rapporto di coppia: dal panico pre-esame al senso di smarrimento di una notte, dall’ansia per una partenza alla disillusione del ritorno, da una discussione feroce a un viaggio onirico sospeso per aria. La schizofrenia di “Spauracchio Fritto” però ne fa anche e soprattutto un disco sfrontato, estremamente coraggioso nello sfidare l’usuale, nell’urtare, spiazzare e indispettire l’ascoltatore.

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A comporre la ruvida formazione live, oltre a D’Angiò (voce, chitarra elettrica e pedali) e Campese (voce e synth), ci saranno Marco Maiolino (basso elettrico) e Maurizio Piscopo (batteria).

Questo il primo video in assoluto del giovane cantautore:

Note di Regia: Il video di “Sulle scale” accompagna il brano nelle sue intenzioni aspre e spoglie.
Un unico movimento di camera dalla figura intera ingessata e scomoda, al primo piano impaurito, un movimento ripetuto in posti diversi, con luci diverse, ma sempre con lo stesso soggetto.
Nessun colpo di scena, il finale è prevedibile fin dall’inizio, eppure temuto nella sua ineluttabilità.
Forse la vera azione si svolge alle spalle della telecamera, forse è la telecamera stessa, nel suo avvicinarsi, il soggetto di questa rappresentazione, ma non ci è dato conoscere più di quanto possiamo immaginare fissando gli occhi di D’Angiò che ci guarda avanzare. Chissà cosa vede.

Ester Veneruso